Società

Soldi alle banche? Meglio darli alla gente

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TRENTO (WSI) – L’economia, dopo i «prestiti» Bce a tassi pressoché vicini allo zero alle banche europee, è rimasta al palo. Tutti i dati sono negativi, anche quelli degli stati più virtuosi, come Germania e Olanda, ultimamente sono in discesa. Le banche, dei mille miliardi avuti, ne hanno prestato alle imprese pochissimi. La maggioranza di quei soldi è stata investita in titoli di stato.

Dalla Bce è stato annunciato un ulteriore intervento con altri mille miliardi. Nonostante questo, le banche europee sono ancora a rischio. La disoccupazione in aumento, le aziende chiudono. L’Europa è in deflazione, qualche economista finalmente ammette che un’inflazione controllata è necessaria per la ripresa, l’euro è supervalutato e rallenta le esportazioni. Il vantaggio per importare risorse ed energia non copre lo svantaggio della perdita di mercato dei prodotti UE, quelli manifatturieri dell’Italia per primi. Draghi avverte che, in caso di bisogno, attuerà decisioni inusuali, senza precedenti. E allora che siano decisioni veramente tali, anche perché continuare a dare soldi alle banche, non cambierà nulla. Si è già provato con scarsi risultati, le banche hanno molta liquidità, solo non vogliono impiegarla.

La Bce dovrebbe dare quei soldi direttamente alla popolazione europea. Gli Stati UE che usano l’euro e con a capo la Banca Europea, hanno una popolazione pari a 320 milioni. Subito si dovrebbero dare a ogni abitante 1.000 euro, totale 320 miliardi di euro. Moneta emessa a nuovo dalla Banca Europea. La prossima primavera un’altra tranche di altri 1.000 euro a testa. Totale 640 miliardi di euro. Soldi da mettere direttamente sui conti correnti delle famiglie che dimostreranno di avere componenti con proprio codice fiscale e che presentano il documento di stato famiglia valido.

I soldi avuti, uguali per ogni abitante dell’UE (altrimenti incominciano le distinzioni che ci porterebbero solo a perdere tempo prezioso) dovranno essere soggetti a Irpef e comunque le tasse sui redditi vigenti negli altri paesi. Ognuno pagherà secondo le condizioni reddituali, chi ha di più paga di più chi a meno pagherà di meno e vanno compresi pure i 1.000 euro percepiti per i figli o comunque persone a carico, come nelle normali denunce Irpef. Per gli Stati, questo rappresenterà una buona boccata di ossigeno, specie per quelli in forte crisi come l’Italia, che si troverà nei prossimi due anni circa venti miliardi di nuove entrate, evitando così l’imminente manovra finanziaria, ormai inevitabile nonostante le quotidiane smentite.

Con questa decisione l’UE, tramite la sua Banca, potrà portare nei singoli Stati e in favore delle popolazioni che vi abitano vantaggi certi. Per prima cosa, una buona integrazione ai redditi, in questi anni in costante diminuzione, ne gioveranno in particolare le famiglie numerose. Questa massa di capitali attiverà un sicuro aumento dei consumi interni, da anni ormai in continua discesa con conseguente deflazione. L’aumento dei consumi è necessario per avere un aumento dell’occupazione, che a sua volta produrrà reddito spendibile, necessario per innescare un sistema virtuoso, in grado di migliorare l’attuale drammatica situazione e mantenerla almeno per qualche anno. L’immettere nel sistema direttamente nuova moneta, dovrebbe comportare anche un minimo d’inflazione, indispensabile per il nostro sistema economico e che potrà anche in qualche modo influire sull’elevato attuale cambio dell’euro con le altre monete, specie il dollaro. Quest’ultimo aspetto potrà rendere le nostre merci più competitive sui mercati esteri, dove attualmente siamo, specie noi italiani, pesantemente penalizzati. Da non esperto, per questa manovra del tutto straordinaria, non trovo complicazioni.

Certamente è particolare che una banca, seppure la Banca Centrale, «regali» molti soldi alla sua gente, ma siamo in una fase di forte emergenza e Draghi ha dichiarato che «faranno qualunque cosa per salvare l’euro». Per salvare la moneta unica oramai è inevitabile salvare gli Stati e per fare questo bisogna garantire un reddito sufficiente alle popolazioni, altrimenti gli eventi e le forze contrarie avranno il sopravvento. I miliardi alla Banca Centrale non costano niente, nemmeno la stampa, sono soldi che per la maggior parte entrano nel circuito elettronico attraverso, conti correnti, bancomat, carte di credito, pos, bonifici. È l’occasione per dimostrare che la Banca Centrale Europea, ha sì una sua autonomia, ma comunque agisce in un contesto pubblico e se necessario, cambiando le regole che la governano. Altrimenti avremmo la risposta a una domanda che ormai in molti si fanno: chi comanda veramente, i Governi o le banche?

Infine, perché non credo che anche questi tipi d’interventi non serviranno per risolvere in modo permanente il vero problema che affligge ormai la nostra intera società? Il continuo ricorrere all’aumento dei consumi per mantenere l’attuale sistema, non potrà reggersi ancora per molto in un pianeta che presenta dei limiti fisici ben definiti. Quello che si propone è un intervento, assieme ad altri e in altri contesti, che servirà per prendere tempo, in modo da rendere più soft un passaggio ormai ineluttabile. L’alternativa è arrivarci in modo traumatico, ed è questo l’aspetto che mi preoccupa, del resto ben conosciuto da coloro che veramente governano il mondo e forse hanno già deciso che questa è la strada sulla quale ci stiamo incamminando.

Sull’autore: Vigilio Pinamonti è stato sindaco di Tassullo e presidente della Rurale