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Francia: niente armamenti alla Russia

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PARIGI (WSI) – L'”affaire Mistral” mette in imbarazzo la Francia. Il presidente François Hollande ha dovuto prendere atto delle pressioni arrivate da tutti gli alleati, ancora ieri gli Stati uniti in sede europea, e ha deciso di sospendere “fino a novembre” la fornitura della prima nave portaelicotteri leggera di classe Mistral alla Russia. Un passo che rischia di costare caro a Parigi in termini di risarcimento, ma ancor di più in termini di reputazione della sua industria militare e persino di posti di lavoro. E oggi una fonte “vicina al dossier” sottolinea all’agenzia France Presse che lo stop riguarda la consegna, ma la costruzione delle navi richieste da Mosca continua.

Per Parigi realizzare l’affare mentre la Russia torna a essere lo spauracchio dell’Occidente, a causa del suo ruolo nella crisi ucraina, tanto che da diverse capitali europee si è evocata la parola “guerra” ormai sotterrata dalla fine dell’Unione sovietica, era diventato insostenibile. Così una lunga storia iniziata nel 2008, formalizzata in un contratto vincolante nel 2011, arriva a uno snodo cruciale che ne mette a serio rischio la concretizzazione.

“La reputazione della Francia come partner affidabile che onora i suoi impegni contrattuali è stata sacrificata alle ambizioni politiche degli Stati uniti”, ha commentato oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. “Dov’è finita quella Francia – ha aggiunto – che tante volte ha rifiutato di piegarsi alla pressione statunitense, come per esempio nella vicenda dell’Iraq?”.

Parigi avrebbe dovuto consegnare la prima nave Mistral, una portaelicotteri anfibia ad alta tecnologia, a ottobre. A Saint Nazaire, dove sono i cantieri navali che rischiano di chiudere in caso di cancellazione della vendita, è già pronta la nave “Vladivostok” e ci sono marinai russi che si stanno esercitando. Un’altra nave, la “San Pietroburgo”, dovrebbe essere consegnata il prossimo anno, mentre più in là per contratto sarebbe prevista la costruzione di altri due mezzi in Russia.

L’affare da 1,2 miliardi di euro per le prime due navi a questo punto potrebbe pesare su un’economia in difficoltà come quella francese. Per la sospensione, Parigi rischia di dover pagare un miliardo di euro in risarcimento e, se l’affare dovesse essere del tutto cancellato, si potrebbe arrivare a 5 miliardi di euro di penale.

Gli Stati uniti hanno accolto la decisione dell’Eliseo come una “saggia” e lodi sono arrivate dai Paesi baltici, che sono quelli più direttamente preoccupati in Europa per l’attivismo militare russo e hanno un approccio da “falchi” in seno alle istituzioni europee e atlantiche sul dossier russo-ucraino. Ma, al di là delle lodi, in realtà la questione Mistral ha imbarazzato pesantemente Parigi, e non solo sul fronte della maggioranza che sostiene Hollande. La sospensione della consegna della prima nave ha permesso oggi a Marine Le Pen, la leader dell’opposizione anti-europea francese, di sferrare un nuovo attacco contro l’impopolare presidente: “Hollande ha preso questa decisione su richiesta di Obama”. Si tratta di una scelta “molto grave perché mette in discussione il valore della parola data dalla Francia e danneggia i nostri scambi commerciali”.

In realtà la questione Mistral Hollande se l’è trovata sul tavolo: era stato il precedente presidente di centrodestra Nicolas Sarkozy a volere la vendita. Consapevole di dar vita a una svolta storica: mai, dalla fine della seconda guerra mondiale, l’Unione sovietica prima e la Russia poi avevano acquistato una nave da guerra all’estero e tanto meno dai un componente della Nato, per quanto un po’ “eretico” quale è sempre stata la Francia. Tutti i leader dell’Ump – Sarkozy, Laurent Fabius e Alain Juppé – hanno contribuito alla definizione dell’affare e hanno apposto la loro firma su una delle vendite più controverse della storia dell’industria bellica occidentale.

La notizia che Parigi avrebbe venduto quelle navi, il vero gioiello della Marina francese a parte la portaerei “Charles De Gaulle”, aveva scatenato un putiferio soprattutto tra i Paesi dell’ex Patto di Varsavia oggi nell’Ue e nella Nato. Furia comprensibile, visto com’è nato l’affare.

Lo racconta in un resoconto impietoso Le Nouvel Observateur. Era ottobre 2008 quando, al salone Euronaval di Le Bourget, l’allora capo di stato maggiore della marina russa, l’ammiraglio Vladimir Visotski, espresse l’interesse russo all’acquisto della nave. Il perché l’ha spiegato al settimanale Alexander Golts, un esperto di questioni militari russe: “Fu a causa della guerra in Georgia che s’era svolta tre mesi prima. All’inizio del conflitto contro Tbilisi, l’alto comando russo aveva ordinato uno sbarco dei ‘marines’ sulle coste georgiane. Ma per questo sbarco ci sono voluti cinque giorni e s’è concluso dopo la battaglia. Da qui l’idea di dotarsi al più presto di una nave di proiezione come la Mistral, che i nostri cantieri navali non sono capaci di costruire”.

Di certo, oggi, la consegna della Mistral sarebbe caduta in un momento particolarmente infelice. Anche perché quella tipologia di nave sarebbe quanto di più utile per gli scenari di guerra che Mosca sta affrontando. Si tratta di un bestione lungo quasi 200 metri in grado di trasportare rapidamente centinaia di soldati, elicotteri, blindati, sale operatorie e il comando di un’operazione. Proprio quel tipo di nave multifunzione che tanto apprezzano le marine e gli stati maggiori di oggi. “Ma voi non avevate capito quanto vantaggio poteva avere l’armata russa in certe circostanze?” chiede retoricamente Ruslan Pukhov, il direttore d’un think tank russo al Nouvel Observateur.

“Immaginate – continua – una rivolta violenta contro la minoranza russofona in Estonia. Grazie alla Mistral la nostra marina potrebbe, in poche ore, sbarcare le truppe e gli elicotteri necessari a proteggere i russi”. E ovviamente questo vale per i Baltici, per la Crimea, per le Curili e via dicendo.

C’è poi il tema del trasferimento di tecnologia. Parigi ha assicurato che la vendita sarebbe avvenuta senza alcuna trasmissione di know-how sensibile, ma non ci ha mai creduto nessuno. Tecnologie sofisticate, come il sistema di gestione del combattimento Senit 9 sviluppato da Thales, rischiano di finire in mani russe. Ce n’è abbastanza perché prima l’amministrazione Sarkozy – che a dicembre 2011 ha firmato il contratto rompendo gli indugi – e poi quella Hollande diventassero bersaglio continuo di pressioni esplicite e implicite. Che, alla fine, hanno avuto successo. Alla fine, oltre ai mancati introiti della vendita, Hollande si ritrova sul tavolo un’altra rogna: come salvare i cantieri navali di Saint Nazaire, di proprietà della coreana STX, la cui situazione è considerata drammatica?
(TMNews)