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Borsa Usa nervosa, Nasdaq in calo. Alibaba debutta a +37%

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NEW YORK (WSI) – Wall Street contrastata dopo il debutto di Alibaba. Il Dow Jones sale dello 0,09% a 17.282,50 punti, il Nasdaq perde lo 0,30% a 4.579,79 punti mentre lo S&P 500 cede lo 0,04% a 2.010,58 punti. A fare notizia è invece il risultato del colosso cinese Alibaba che chiude il suo primo giorno a Wall Street con un guadagno del 37,32% a 93,38 dollari.

L’attesa per il debutto del colosso cinese dell’e-commerce Alibaba è finita. La società è quotata al New York Stock Exchange con il simbolo BABA.

[ARTICLEIMAGE] Il titolo di Alibaba (BABA) apre a 92,70 dollari sul Nyse. Il colosso cinese ha raccolto oltre $25 miliardi con l’IPO. Jack Ma e’ ora l’uomo piu’ ricco della Cina, la societa’ ha una capitalizzazione di oltre $200 miliardi. Alibaba record a Wall Street che chiude la sua prima giornata con un guadagno del 37,32% a 93,38 dollari. All’apertura degli scambi, la società valeva oltre 200 miliardi di dollari, più di alcune delle banche che l’hanno aiutata a quotarsi, inclusa JPMorgan: Alibaba è la maggiore Ipo della storia. In avvio di contrattazioni i titoli del colosso cinese valevano 92,20 dollari, ben al di sopra dei 68 dollari fissati nell’Initial public offering.

L’Amazon o l’eBay dell’Est, così come viene definita Alibaba, è un bazaar gigante che ha numeri che vanno al di là dei due colossi americani. Nel 2013 ha realizzato vendite per 248 miliardi di dollari, più di Amazon ed eBay insieme. Il bazaar cinese si descrive come un gruppo che “combatte per i più piccoli”, in riferimento alle piccole e medie imprese che punta ad aiutare.

E la sua quotazione a Wall Street è stata presentata come una sfida anche per il sistema normativo americano. Alibaba, infatti, ha una struttura societaria complessa, basata sulla partnership, e in base alla normativa cinese gli investitori stranieri non possono controllare direttamente asset strategici del Paese. Da qui il ricorso a una struttura conosciuta come entità a interesse variabile. Chi acquista azioni Alibaba non entra di fatto in possesso di una piccola quota della società, ma di azioni di un’entità registrata alle Cayman che per contratto riceve profitti da Alibaba e dai suoi asset ma che non li controlla.

Su altri fronti, non erano attese trimestrali significative, mentre sul fronte macroeconomico occhi puntati sul “leading indicator index” (Superindice economico) del Conference Board: in rialzo dello 0,2%, contro le attese a +0,4%: il dato delude gli analisti.

Tra le commodities, i futures sul greggio (wti ny) con scadenza ad ottobre cedono lo 0,48% a quota 92,62 dollari al barile.

Sul valutario l’euro in calo a $1,2861.

Tra i metalli preziosi, oro in ribasso dello 0,25% a quota 1.223 dollari l’oncia.

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Ci si aspettava il botto, è successo qualcosa di più. Alibaba ha aperto le contrattazioni a Wall Street a 92,70 dollari, in rialzo del 36% sul prezzo dell’Ipo e dopo pochi minuti è passata a 97 dollari ad azione. Secondo i dati Reuters, solo nel primo minuto di contrattazioni sono stati scambiati 55,28 milioni di titoli e il colosso vale 200 miliardi, più di alcune delle banche che l’hanno aiutata a quotarsi, inclusa JPMorgan. Jack Ma, il fondatore del gruppo, ha messo a segno la maggiore ipo della storia.

L’ex prof che sogna Forrest

Missione compita, dunque, per l’ex professore di inglese che ha scelto come eroe Forrest Gump, il protagonista ingenuo e atleticamente prodigioso del film interpretato da Tom Hanks. Ma ha promesso agli investitori che hanno puntato si di lui di «prendersi cura di loro». E, poco prima del suono della campanella, ha chiesto fiducia. «Ogni cosa di cui vi preoccupate è ciò di cui mi sono preoccupato negli ultimi 15 anni», ha detto l’uomo più ricco della Cina. «Qualcuno deve fare le scelte difficili. Io l’ho fatto dimostrando responsabilità e leadership», ha spiegato. Il top manager cinquantenne spera anche che «Alibaba nei prossimi 15 anni possa essere comparata a Microsoft».

Nato nel 1999, Alibaba Group è la casa madre di Alibaba.com, una piazza mercato online per le piccole imprese; di Taobao, l’Ebay cinese; di Alipay, il servizio di pagamento online simile a Paypal e di TMall, piattaforma dedicata a marchi e rivenditori su cui verranno promosse anche le aziende italiane, grazie a un accordo siglato a giugno con il governo in occasione della visita del premier Matteo Renzi. A favorire la scalata, il boom degli utenti cinesi arrivati a quota 632 milioni. Di questi, circa 300 milioni sono attivi sulle piattaforme del gruppo con transazioni arrivate l’anno scorso a 240 miliardi di dollari.

L’avanzata del colosso

Secondo gli ultimi dati forniti, le entrate totali sono aumentate nel periodo ottobre-dicembre 2013 del 62% rispetto allo stesso periodo del 2012, toccando i 18,75 miliardi di yuan. Ad aprile dello scorso anno Alibaba ha comprato il 18% dei pacchetti azionari del sito di microblogging cinese Sina Weibo, il Twitter cinese, per un valore di 586 milioni di dollari. Un anno dopo il presidente Ma ha fondato Alibaba Pictures Group, che ha giĂ  investito piĂą di 3 miliardi di dollari nel settore cinematografico.
Quanto alle partecipazioni azionarie, i cui dettagli sono emersi solo di recente sulla stampa, Jack Ma è oggi in realtà solo il terzo azionista del gruppo con una quota pari all’8,9%. La società di telecomunicazioni giapponese SoftBank Corp.e Yahoo Inc. possiedono, invece, ad oggi rispettivamente il 34,4% e il 22,6% delle azioni. La compagnia nipponica investì nel gruppo circa 14 anni fa, mente Yahoo acquistò il 40% delle azioni nel 2005.

Il piano americano

Allora insegnante di inglese, Ma aveva 35 anni quando insieme ad altre 17 persone riuscì a mettere insieme 60mila dollari spiegando in modo vago l’intenzione di voler costruire un sistema per connettere le imprese cinesi al resto del mondo. Secondo il Financial Times la folgorazione l’aveva avuta quattro anni prima, in un viaggio di lavoro in America come traduttore durante il quale si innamorò di internet e delle sue potenzialità, ancora poco conosciute in Cina.

Oggi il padre di Alibaba è il 34esimo uomo più ricco al mondo e nel 2011 è stato il primo tra i suoi connazionali a finire sulla copertina di Forbes. La sua lungimiranza lo ha portato nel gennaio del 2013 a fare un passo indietro, lasciando la carica di direttore e conservando per sé «solo» quella di presidente del colosso: «Mi sono accorto che i giovani che lavorano ad Alibaba hanno dei sogni migliori e più brillanti dei miei. E sono più bravi a costruire un futuro che calzi meglio alle nuove generazioni», scrisse Ma, aggiungendo che non era stata una decisione semplice.