Società

Come sopravvivere alla stangata di Tari e Tasi

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ROMA (WSI) – Dati catastali, calcolatrice, agenda e soprattutto il portafogli. In tre mesi, fino al 16 dicembre, gli italiani sono costretti a fare i conti con la Iuc, l’imposta unica comunale.Dietro alla sigla si nasconde un trittico di tributi pronti a «mandare in fumo la tredicesima degli italiani», avverte Daniele Capezzone, Forza Italia, presidente della commissione Finanze della Camera. Tre imposte con sistemi di calcolo diversi che rischiano di mandare in tilt il cittadino.

«È incivile – commenta Giorgio Spaziani Testa, segretario generale di Confedilizia – la gente sarà costretta a rivolgersi a qualcuno, un Caf o un commercialista, spendendo altri soldi per pagare le tasse». La prima spina della Iuc è l’Imu. Ancora tu , verrebbe voglia di intonare. I proprietari di prima casa in categoria A1, A8 e A9 non sono esentati e hanno versato l’anticipo il 16 giugno, con aliquote e detrazioni 2013, e verseranno il saldo il 16 dicembre, utilizzando i nuovi parametri aggiornati dai Comuni.

Ma il cuore dell’imposta è rappresentato da Tari e Tasi. La Tari è la vecchia Tarsu, la tassa sui rifiuti. Viene calcolata dal Comune che manda a casa i bollettini compilati e «solo» da pagare. La prima rata è stata appena saldata il 16 settembre. E dopo l’acconto arriverà puntuale il saldo. Appuntamento anche qui il 16 dicembre.

La Tasi, invece, è nata come un’imposta sui servizi indivisibili forniti dagli enti locali ai cittadini (illuminazione pubblica, manutenzione strade e verde). In realtà si è trasformata in una Imu di ritorno: «Si applica sulla stessa base imponibile e non esiste verificabilità da parte dei contribuenti – continua Spaziani Testa – dei servizi che andrà a coprire».

E questa imposta è la rappresentazione plastica del genio italico applicato alla complicazione del semplice: come rendere tragicomico e impossibile il pagamento di una tassa. Va calcola direttamente dal contribuente secondo le astruse indicazioni decise dai Comuni, in ognuno in un modo diverso.

Innanzitutto c’è il giallo delle date. Per i 2.178 Comuni che hanno deliberato le aliquote entro il 31 maggio la prima rata è stata versata il 16 giugno. Per i 5.227 che hanno messo a punto i meccanismi entro il 10 settembre l’acconto va versato il 16 ottobre. Ma in 652 centri non si è vista ancora nessuna delibera e dunque il pagamento sarà in un’unica soluzione, contemporaneamente ai saldi, il 16 dicembre. Che diventa uno dei giorni da bollino nero sul calendario, con tre scadenze fiscali che si accavallano.

Ma non basta. Ogni campanile fa storia a sé e per drenare 28 miliardi di gettito Tasi (uno sproposito rispetto ai 9,2 miliardi di euro di Ici 2011) le amministrazioni si sono sbizzarrite. Aiutate dai moltiplicatori modificati dal governo Monti: dal 2012 per la rivalutazione catastale dell’immobile su cui si calcola la tassa la rendita va moltiplicata per 160 (e non più per 100).

Confedilizia ha raccolto le stranezze in un dossier. «A Ferrara – racconta Spaziani Testa – per conoscere la detrazione bisogna risolvere una complicatissima equazione matematica». I metodi di calcolo riservano altre sorprese: c’è chi utilizza il valore Isee, chi si affida al reddito complessivo, chi considera i figli, chi esclude box e cantine e chi le include. Un ginepraio. Senza contare che l’aliquota massima fissata per legge è l’1 per mille mentre la media riscontrata nei Comuni che hanno già deliberato si aggira appena al di sotto del 2 per mille. L’unica regola che vale per tutti è il 10% che spetta all’inquilino di una casa in affitto, il 90 resta in carico al padrone di casa.

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