NEW YORK (WSI) – “La situazione economica italiana è insostenibile e porterà ad un default sul debito a meno che non ci sia un improvviso e duraturo cambiamento nella crescita. Se così non fosse, il futuro dell’Italia nell’eurozona sarebbe in dubbio, e di fatto il futuro dell’euro stesso”.
E’ quanto si legge in un editoriale del Financial Times, a firma Wolfgang Munchau, secondo il quale . “Matteo Renzi, il primo ministro italiano, ha promesso riforme radicali, ma non ha ancora realizzato nulla. E comunque, questo non basta. La sostenibilità del debito italiano richiede politiche a livello europeo che finora sono state escluse. E’ qui che si deciderà il successo o il fallimento dell’eurozona”.
All’Italia – si legge nell’editoriale – mancano gli strumenti di politica monetaria per invertire la rotta della crescita, essendo affidati alla Bce, al contrario, ad esempio, di quanto succede in Giappone. Le riforme economiche “possono contribuire alla crescita nel lungo periodo ma è un po’ ingenuo pensare che l’economia ripartirà miracolosamente a crescere una volta che le imprese potranno licenziare il loro personale”. Per questo, l’Italia necessita di cambiare il sistema legale, di ridurre le tasse alla media Ue e di migliorare l’efficienza della P.a. “In altre parole, deve cambiare l’intero sistema politico”, scrive Munchau.
Secondo l’editorialista, “le speranze migliori risiedono nel programma di acquisto bond della Bce”, perché “siamo in una situazione in cui abbiamo bisogno di un’azione politica estrema e coordinata per permettere all’Italia di crescere, sostenere il debito e in definitiva rimanere dentro l’Eurozona”.
Tornando al debito, se anche nel 2015 e 2016 l’economia rimarrà stagnante, ricorda Munchau, “il rapporto debito/pil salirà fino al 150%”. Anche se proprio lunedì l’Istat ha diffuso i dati sul pil ricalcolato sulla base del nuovo sistema di contabilità pubblica Esa 2010, dati che comportano una revisione al ribasso anche per i parametri di finanza pubblica. L‘unica via d’uscita dal circolo vizioso, spiega l’editorialista, consiste dunque in una crescita solida dell’economia, che deve essere “più veloce di quella del debito”.