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Tfr in busta paga? E’ allarme liquidità per le pmi

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ROMA (WSI) – Allarme rosso per la liquidità delle piccole e medie imprese: con il passaggio del 50% del trattamento di fine rapporto nella busta paga dei lavoratori sono a rischio 5,5 miliardi di euro di liquidità delle pmi. E’ quanto rivela una analisi del Centro studi di Unimpresa, realizzata sulla base dell’ipotesi secondo cui nella prossima legge di stabilità potrebbe essere inserita una misura volta a trasferire direttamente negli stipendi la metà della liquidazione maturata nell’anno.

Alla cifra di 5,5 miliardi, Unimpresa arriva considerando che il flusso anno totale generato dalle “liquidazioni” dei lavoratori è pari a circa 23 miliardi e che per le imprese con meno di 50 dipendenti – che trattengono il tfr maturato – la fetta corrispondente è di 11 miliardi. La metà di questi 11 miliardi, secondo la misura allo studio del governo, verrebbe pertanto sottratta alle aziende con meno di 50 dipendenti che, oggi, possono utilizzare tale liquidità per investimenti e per lo sviluppo.

I flussi annui corrispondenti al tfr maturato ammontano, stando a dati Covip, Inps e Istat, a circa 23 miliardi. Di questa somma, circa 5,8 miliardi sono destinati ai fondi pensione, mentre altri 6,8 miliardi sono accantonati al fondo di tesoreria gestito dall’Inps, dove vengono trasferiti i tfr dei dipendenti che non optano per la previdenza complementare e che lavorano in grandi aziende, con più di 50 dipendenti. Nelle casse delle pmi restano dunque 11 miliardi. Secondo il progetto del governo, che potrebbe essere concretizzato con prossima legge di stabilità, a partire dal 2015 metà della liquidazione annua verrebbe pagata ai lavoratori.

LONGOBARDI: “GOVERNO PUNISCE IMPRENDITORI”
“La misura sul tfr valutata dal governo – commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – avrebbe come obiettivo principale quello di rilanciare i consumi. Siamo, però, perplessi, visto che già con i bonus da 80 euro è stato dimostrato che pochi euro in più in busta paga non cambiano le prospettive delle famiglie.

A nostro avviso, si deve agire con maggiore incisività sul versante della riduzione del cuneo fiscale, specie per quanto riguarda il peso dei tributi sulle aziende che, con meno tasse da pagare, tornerebbero a investire e a creare occupazione. Invece il governo sembra andare nella direzione opposta, togliendo all’improvviso una importante fonte di liquidità per le imprese più piccole, spina dorsale dell’economia italiana. Ci sembra una ingiusta punizione per gli imprenditori”.