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Borse in rialzo e inflazione bassa: fondi pensione battono Tfr

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ROMA (WSI) – Fondi pensione e Tfr in soccorso dei consumi e dello sviluppo economico del Paese. Il governo Renzi vuole anticipare il pagamento di una parte del Trattamento di fine rapporto in busta paga. Si tratterebbe di un altro bonus, questa volta di un ammontare intorno ai 100 euro.

L’obiettivo è rilanciare i consumi, arrivando a dare fino al 50% della quota che normalmente sarebbe stata accantonata, lasciata in azienda o diretta verso un fondo pensionistico integrativo. Fa più o meno una mensilità all’anno.

Questa volta però si tratta di soldi che sono già del lavoratore. E che rappresentano una sicurezza per il futuro. Per questa nuova mossa si guarda a un tesoretto, quello dei fondi pensione complementari, che è ricchissimo: da solo ha accumulato un patrimonio di 120 miliardi di euro negli anni. I versamenti e gli iscritti sono cresciuti a gran fatica. A maggio da noi se ne contavano 6,3 milioni.

Ora si rischia di mettere un’ipoteca su un percorso virtuoso. I nuovi flussi di capitali nei fondi pensione, nel 2013, sono stati pari a 12,4 miliardi di cui 5,1 miliardi provenienti dal Tfr (41%). L’ammontare di stock da Tfr accumulato nelle aziende nel 2013 era pari a 14,5 miliardi. La metà del totale (10 miliardi) potrebbe ora essere impiegata per il nuovo bonus.

Ipotizzando una tassazione al 30% significa 3 miliardi di nuove entrate per l’Erario. In pratica più o meno quel che il governo ha speso per il bonus degli 80 euro. Su questa nuova mossa si interroga l’industria del risparmio.

«Con questo nuovo passaggio verrebbe indebolito un percorso di educazione finanziaria e di sensibilizzazione sull’importanza della pensione integrativa perseguito con molta fatica negli anni» dice Daniele Verdecanna, Managing Director di State Street Global Advisors in Italia. Per il settore sarebbe un passo indietro.

Ci sono poi anche dubbi di natura politico-economica. Ultimamente si sta parlando dei fondi pensione anche come un sostegno allo sviluppo economico del Paese. «Se si tira la coperta da tutte le parte, si finisce per ridimensionarla – dice Verdecanna -. Non si può utilizzare il fondo pensione per investire in infrastrutture e aiutare lo sviluppo economico del Paese e poi pensare di avere un secondo pilastro previdenziale intatto».

Ma come vanno i fondi pensione? Nel primo semestre di quest’anno hanno registrato un buon incremento dei rendimenti medi: i fondi pensione negoziali hanno guadagnato in media il 4%, i fondi aperti il 4,1% e i Pip Unit Linked il 3,6% (dati Covip, l’autorità di vigilanza sui fondi pensione).

Di contro la rivalutazione del Tfr, che è pari a un punto e mezzo a cui va aggiunto il 75% dell’inflazione del periodo, si è fermata a un magro 0,9%. E’ chiaro che i fondi pensione hanno beneficiato del buon andamento dei mercati di questi ultimi anni. In futuro la performance potrebbe non essere altrettanto positiva ma bisogna guardare al lunghissimo periodo, dicono gli esperti.

«I fondi pensione sono andati bene anche per effetto della diversificazione che hanno messo in atto», dice Giambattista Chiarelli, responsabile in Pictet Asset Management degli Investitori Istituzionali. Invece l’andamento del Trattamento di fine rapporto è rimasto indietro perché appesantito dal bassissimo tasso d’inflazione.

«Il Tfr è interessante in presenza di un’inflazione tra l’uno e il 4%» spiega Chiarelli. Il costo della vita in Europa potrebbe restare basso se non addirittura negativo per lungo tempo ancora. Riducendo così l’appeal per il Tfr. Va ricordato che questo tipo di strumento è privo di rischi.

Dove guardare? «Chi investe in fondi pensione deve tenere un profilo basso – dice Giuseppe Romano, direttore dell’Ufficio Studi e Ricerche Consultique –. E dunque la scelta deve cadere prevalentemente su strumenti che puntano sull’obbligazionario».

L’incognita è doppia e strettamente legata allo spread. Da una parte c’è il rischio tassi che può provocare un calo del Nav, vale a dire il valore della quota. L’altro è il rischio sul sottostante (bond, titolo di Stato, obbligazioni bancarie). Se la tensione sull’Europa e sull’Italia tornerà a salire anche i prezzi degli strumenti nel fondo caleranno.

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