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Hsbc: “non è detto che Renzi abbia mille giorni”

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NEW YORK (WSI) – Non è sicuro che Matteo Renzi abbia davanti a sé mille giorni al potere. Lo sottolineano gli analisti di Hsbc, il gruppo bancario più grande d’Europa per capitalizzazione di Borsa, in un report dedicato all’economia europea.

“L’Italia – scrivono – è tornata in recessione nel secondo trimestre. Anche se non ci aspettiamo che duri a lungo, il tasso della ripresa non sarà spettacolare”. “Con i consumi che danno segnali di stabilizzazione – aggiungono gli analisti di Hsbc – sostenuti da salari stagnanti e bassa inflazione (-0,2% in luglio, il primo periodo di deflazione in cinquant’anni), gli investimenti rimangono un freno per la crescita.

Il livello degli investimenti è del 30% inferiore al picco e rischia di ridurre in modo permanente il potenziale di crescita del Paese, che è già molto basso”. “In questo contesto – proseguono gli analisti di Hsbc – l’abilità di effettuare le riforme necessarie è cruciale. Dopo un avvio promettente, nel corso dell’estate il primo ministro Matteo Renzi si è concentrato sulle riforme politiche (Senato e legge elettorale) che, pur essendo importanti, richiedono più tempo e più capitale politico delle attese”. (

Matteo Renzi, continuano gli economisti, “ora riconosce che occorre più tempo per una completa riforma del Paese e si è dato mille giorni, a partire dal primo settembre 2014 per completare il processo di riforma del Paese. Non è sicuro, secondo la nostra opinione, che Renzi avrà mille giorni al potere”. “Per cominciare – aggiungono – avrà bisogno di qualche flessibilità sugli obiettivi fiscali dell’Ue (l’obiettivo del 3% del rapporto deficit/Pil è ancora raggiungibile, ma gli altri previsti dal Fiscal Compact sono fuori portata). Rispettare i target fiscali non è semplicemente una questione legale: il debito dell’Italia continua a salire e la sua sostenibilità dipende dalla ripartenza di un ciclo positivo crescita-inflazione-credito”.

“Malgrado i recenti annunci della Bce – concludono – con i crediti deteriorati che continuano a salire e una domanda limitata di prestiti, non ci si può attendere che le banche facciano ripartire il ciclo da sole. Pertanto l’Italia guarderà ancora alla controparrti europee per rispettare le promesse fatte recentemente sugli investimenti pubblici. Un altro rischio è che queste preoccupazioni dirottino ulteriormente l’attenzione dalle altre riforme, fondamentali (a partire da quella del lavoro) di cui c’è un disperato bisogno per aumentare la crescita potenziale”.
(Adnkronos)