Società

Senato in mano agli ultrà, governo incassa la fiducia

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Caos al Senato nel giorno del sì alla fiducia sul Jobs act, il ddl delega sul lavoro. Il premier Matteo Renzi tira dritto sulla riforma e incassa il sì anche della sinistra dem, ma palazzo Madama finisce in rissa. Contusa una senatrice Pd. A notte fonda comunque Renzi incassa il sì sul maxiemendamento del governo interamente sostitutivo della legge delega sulla riforma del lavoro sul quale è stata posta la fiducia. Il testo ottiene il via libera con 165 sì, 111 no e 2 astenuti.

L’opposizione però trasforma il Senato in un campo di battaglia, per provare a bloccare il cammino del Jobs act. E riesce a impedire che il voto di fiducia sulla riforma arrivi in contemporanea con il vertice europeo che Renzi presiede a Milano. Il premier: «Non molliamo di un centimetro. Porteremo a casa il risultato». E anche la minoranza dem alla fine annuncia il sì alla fiducia anche se il dissenso resta e alla Camera si annuncia già battaglia alla Camera per modificare il testo.

Dopo il lancio di monetine dei grillini in mattinata, in serata c’è stato un lancio di fogli e libri da parte dei leghisti, tra cui il regolamento del Senato contro il presidente di palazzo Madama Piero Grasso. Sono poi venuti quasi alle mani la capogruppo di Sel Loredana De Petris e il senatore del Pd Roberto Cociancich. I colleghi e gli assistenti d’Aula sono intervenuti a separarli.

Quando Grasso ha messo in votazione le richieste di variazione del calendario, i leghisti hanno chiesto con insistenza la parola per contestare la decisione. Ma il presidente è andato avanti e allora è scoppiata la bagarre. I senatori del Movimento 5 Stelle hanno iniziato a urlare «Non si può, non si può», come avevano già fatto nei giorni del voto sulle riforme costituzionali. E il capogruppo della Lega, Gianmarco Centinaio, è sceso dai banchi del Carroccio e, giunto sotto lo scranno della presidenza, ha tirato contro Grasso un librone contenente il regolamento del Senato.

A quel punto verso i banchi del governo e della presidenza hanno iniziato ad affluire anche i 5 Stelle: Sergio Puglia si è alzato in piedi su uno degli scranni del governo, mentre il sottosegretario Luciano Pizzetti, che in quel momento rappresentava l’esecutivo in Aula, ostentava calma olimpica, restando seduto al suo posto con le braccia incrociate. Il lancio di fogli e libri contro Grasso è proseguito per qualche minuto da parte di diversi senatori. Dai banchi M5s è partita anche qualche pallina di carta. «Il lancio di libri e fogli verso il Presidente Grasso non è opera dei senatori del Movimento 5 Stelle, che si dissociano da questo gesto», ha precisa l’Ufficio Stampa del Movimento 5 Stelle al Senato.

«La De Petris era molto scalmanata. E sa come succede nelle risse… ora ho il polso contuso, che mi fa male». La senatrice del Pd Emma Fattorini, raggiunta al telefono, racconta di essere rimasta vittima della rissa scoppiata nell’Aula del Senato questa sera tra la capogruppo di Sel Loredana De Petris e il dem Roberto Cociancich. «Per fortuna niente di rotto», racconta: nell’infermeria del Senato l’hanno medicata. Adesso a casa si cura con ghiaccio e pomata, «ma stanotte ci sarò, per votare la fiducia».

«Le reazioni di una parte delle opposizioni» al Senato «fanno parte più delle sceneggiate che della politica», ha detto il premier Matteo Renzi in conferenza stampa al termine del vertice di Milano. «Se tutte le volte che andiamo a presentare riforme in Senato dobbiamo assistere a queste sceneggiate – ha aggiunto il premier -. Io non sono preoccupato ma è un segno di mancanza di rispetto da chi dà vita a queste sceneggiate».

«Si può non essere d’accordo ma la correttezza del dialogo parlamentare prevede che si consenta di votare e di verificare se ci sono i numeri», ha affermato ancora Renzi. «Abbiamo aspettato 40 anni per le riforme. I nostri senatori potranno aspettare ancora qualche ora, ma porteremo a casa il risultato come ci siamo detti di fare – ha proseguito -. Voteremo. Accadrà e accadrà stanotte».

«Il voto sulla fiducia al Jobs Act riguarda evidentemente l’articolo 18». Sottolineano fonti di Palazzo Chigi. La delega, osservano, attribuisce al governo il dovere di superare l’attuale sistema e il presidente del Consiglio ha indicato con chiarezza la direzione.

Poletti: solo indennità per licenziamenti economici. «Sarà prevista la possibilità del reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie». Spiega poi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel suo intervento depositato al Senato sul Jobs act. «Per semplificare, superare elementi di incertezza e discrezionalità, per ridurre il ricorso ai procedimenti giudiziari – afferma il ministro nell’intervento sul Jobs act – nella predisposizione del decreto delegato relativo al contratto a tutele crescenti, e quindi per le nuove assunzioni, il Governo intende modificare il regime del reintegro così come previsto dall’articolo 18, modificato dalla legge n. 92/2012», la legge Fornero, «eliminandolo per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità».

«Contestualmente – prosegue Poletti – sarà prevista la possibilità del reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie. Per le situazioni diverse sarà previsto un indennizzo economico definito e certo».

Sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato: lo prevede il maxi-emendamento del governo al Jobs act, in cui si punta a promuovere il contratto a tempo indeterminato «come forma privilegiata di contratto di lavoro rendendolo più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti».

Emendamento: troppi contratti, si cambia. Sfoltire, e quindi anche cancellare, le numerose forme contrattuali previste oggi: lo prevede l’emendamento del governo al ddl delega sul Jobs act. L’obiettivo è «semplificare, modificare, superare» le forme contrattuali che non siano più coerenti con il «tessuto occupazionale e il contesto produttivo».

Poletti: l’articolo 18 non è Alfa e Omega. «L’articolo 18 non è l’alfa e l’omega della nostra riflessione – ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. intervenendo in Aula al Senato – Io rispetto tutte le considerazioni ma credo siano forse state eccessive in senso positivo e negativo. Si tratta di un argomento rilevante ma meno decisivo». Sull’art.18 «non c’è piena condivisione tra tutti, anche nella maggioranza, nel Pd. Non credo che queste diversità, affermate e discusse, possano portare a mettere in discussione un passaggio così importante ed essenziale».

Urla e proteste dai M5S: andate a casa. Urla e proteste da parte dei M5S mentre parlava il ministro Poletti. «Andate a casa», è stato più volte gridato dai senatori M5S contro il ministro che è stato più volte interrotto. Tra i più accesi il capogruppo Vito Petrocelli, richiamato per ben due volte dal presidente Pietro Grasso e Paola Taverna. In piedi, nel corso della protesta, anche tutti i senatori della Lega. Petrocelli ha fatto “l’elemosina” a Poletti mentre parlava consegnandogli 50 centesimi e mandando su tutte le furie il presidente del Senato, Pietro Grasso.

Grasso espelle Petrocelli, lui resta in aula. Grasso alla fine ha espulso Petrocelli. L’esponente pentastellato, però, è rimasto nell’emiciclo. «Non uscirò dall’Aula – aveva detto – a meno che non mi portino via con la forza o finché il presidente Grasso non revocherà un provvedimento assurdo». Quando Grasso ha ordinato l’espulsione, i parlamentari pentastellati gli si sono messi tutti intorno, come scudi umani, per impedire che i commessi lo portassero fuori. Gli assistenti parlamentari hanno dovuto allontanare i parlamentari M5S uno a uno mentre alcune senatrici gridavano e protestavano con forza.

Monetine sul banco del governo. Durante la bagarre la senatrice 5 Stelle Rosetta Enza Blundo ha raggiunto i banchi del governo gettandovi sopra monetine. Sembra che Petrocelli abbia fatto lo stesso, ma lui ha smentito: «Io non ho dato monetine a nessuno, può darsi che sia stata la senatrice Blundo. Ma allora si applica un provvedimento alla Blundo. Non a me».

Petrocelli io espulso per un foglio bianco. «Sono stato espulso per aver mostrato in Aula un foglio bianco – ha detto poi Petrocelli – Il foglio rappresenta la delega in bianco che il governo vuole farci firmare con la fiducia sul Jobs Act. Per la prima volta un capogruppo viene espulso dal Senato per aver mostrato un cartello perfettamente bianco, rasentiamo l’assurdo».

Grasso: Petrocelli espulso perché il gruppo disturbava, non per il foglio. Petrocelli è stato espulso dall’Aula non perché ha esposto un foglio bianco, ma a seguito «di una escalation di disturbi da parte di tutto il gruppo», incluso lo sventolio di monetine di fronte al ministro Poletti, laddove lo stesso Petrocelli, «essendo capogruppo, ha il dovere di riportare l’ordine per consentire il proseguimento dei lavori». È quanto precisano fonti della presidenza del Senato spiegando che la seduta di questa mattina è stata «chiusa» e che per quella delle ore 16 non valeva più il provvedimento dell’espulsione.

***

“I margini di maggioranza al Senato sono esigui e non ho intenzione di causare una crisi politica”. Perciò “voterò la fiducia, ma subito dopo prenderò atto dell’impossibilità di seguire le mie idee e mi dimetterò da senatore”. Così Walter Tocci sul suo blog. È una scelta di “coscienza, senza alcun disegno politico per il futuro”.

Jobs act, voto di fiducia in serata, minoranza Pd dice sì. Poletti: Via il reintegro per licenziamenti economici. Bagarre in Senato. Proteste del M5S. Poletti: sarà previsto il reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli disciplinari particolarmente gravi; dissensi su art.18 non ci fermano. Documento dalla minoranza Pd: fatti passi avanti, ma non basta. Cuperlo: fiducia un errore. Non rifarlo alla Camera.

Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha chiesto il voto di fiducia sul Jobs Act. Urla, proteste e un lungo applauso ironico si sono levati dai banchi del M5S in Aula del Senato nel momento in cui il ministro Boschi, ha annunciato la fiducia sul Jobs Act. “Fuori”, “a casa” hanno gridato i senatori 5S prima che la seduta fosse sospesa per la riunione dei capigruppo.

Poi di nuovo bagarre nell’Aula del Senato dove il presidente Pietro Grasso ha messo in votazione le richieste di variazione del calendario. Lega e M5s stanno occupando i banchi del governo. Contro Grasso c’è stato anche un lancio di fogli e libri, tra cui il regolamento del Senato.

“Le reazioni di una parte delle opposizioni” al Senato “fanno parte più delle sceneggiate che della politica”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi in conferenza stampa al termine del vertice di Milano rispondendo ad una domanda sul Jobs act. “Se tutte le volte che andiamo a presentare riforme in Senato dobbiamo assistere a queste sceneggiate.. Io non sono preoccupato ma è un segno di mancanza di rispetto da chi dà vita a queste sceneggiate”, ha detto Renzi. “Abbiamo aspettato 40 anni per le riforme. I nostri senatori potranno aspettare ancora qualche ora, ma porteremo a casa il risultato come ci siamo detti di fare”, dice il premier commentando la bagarre in aula al Senato sulla fiducia sul Jobs Act. “Voteremo. Accadrà e accadrà stanotte”. “Si può non essere d’accordo ma la correttezza del dialogo parlamentare prevede che si consenta di votare e di verificare se ci sono i numeri”, ha aggiunto Renzi parlando dell’ostruzionismo a palazzo Madama sul Jobs act.

Pronto un documento stilato dalla minoranza Pd sul Jobs Act. Il documento – spiega il senatore Democrat Miguel Gotor – presenta le firme di 26 senatori e 9 deputati, membri della Direzione Pd, e sarà presentato al Senato alle ore 17. “Alcuni dei nostri emendamenti sono stati accolti nel maxiemendamento del Governo, quindi sono stati fatti passi avanti, ma non basta: altri temi importanti sollevati e accolti anche nella direzione Pd non compaiono nel maxiemendamento”. Lo afferma Maria Cecilia Guerra presentando un documento di 35 parlamentari della minoranza Pd sul lavoro. “Voteremo la fiducia al Governo” ma il “ricorso alla fiducia interrompe il dibattito parlamentare e rappresenta le difficoltà del Governo nel permettere un confronto in Parlamento della maggioranza”: così Guerra.

“Il Governo intende modificare il regime del reintegro così come previsto dall’articolo 18”, “eliminandolo per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità”. Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel discorso sul Jobs act, a proposito del contratto a tutele crescenti ai neoassunti. “Sarà prevista la possibilità del reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie”, così ancora Poletti, nel suo intervento depositato al Senato sul Jobs act.

“Noi non ci limitiamo a lamentarci del fatto che ci sono pochi contratti a tempo indeterminato e troppi precari. Noi agiamo per modificare questa situazione”, così Poletti nell’intervento sul Jobs act consegnato al Senato.

La prima chiama sul voto di fiducia al ddl delega sul Jobs act inizierà intorno alle 21. E’ quanto ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. La discussione generale impegnerà l’Assemblea per due ore mentre le dichiarazioni voto dureranno un’ora e quaranta circa.

Il Presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso si è “congratulato” con Matteo Renzi per il Jobs Act: “una riforma importante che può avere grande impatto sulla competitività dell’economia italiana”, ha detto Barroso – secondo quanto si apprende – intervenendo al vertice di Milano.

Sul fronte dell’occupazione si devono “eliminare le barriere” presenti nel mercato del lavoro e l’Italia sta cercando di farlo con il Jobs act: “sta facendo un passo importante da questo punto di vista”. Lo ha detto – secondo quanto di è appreso, la cancelliera tedesca Angela Merkel intervenendo alla conferenza sul lavoro di Milano.

LA MATTINATA AL SENATO – Bagarre in aula al Senato all’arrivo del maxiemendamento sul jobs act, sul quale il governo pone la fiducia. Protestano i senatori di M5S.

E’ ripresa la seduta dell’Aula del Senato sul Jobs act, sospesa per la protesta del M5s, ma subito è stata aggiornata alle 16. “Visti gli orari, gli interventi di fine seduta li faremo dopo”, ha spiegato Roberto Calderoli presiedendo i lavori.

Il presidente del Senato Pietro Grasso, a causa delle proteste del M5S, ha sospeso la seduta dell’Aula del Senato durante l’intervento del ministro del Lavoro Giuliano Poletti sul Jobs act. Sospeso da parte del presidente Grasso il capogruppo M5S Vito Petrocelli. I senatori M5S, incluso il capogruppo Vito Petrocelli espulso dal presidente Grasso stamani, sono usciti dall’Aula del Senato in quanto alle 16 inizierà una nuova seduta. E, secondo quanto si apprende, il provvedimento di espulsione decade. “Ritengo di poter rientrare”, spiega Petrocelli.

***

Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha chiesto il voto di fiducia sul Jobs Act. Urla, proteste e un lungo applauso ironico si sono levati dai banchi del M5S in Aula del Senato nel momento in cui il ministro Boschi, ha annunciato la fiducia sul Jobs Act. “Fuori”, “a casa” hanno gridato i senatori 5S prima che la seduta fosse sospesa per la riunione dei capigruppo.

Il presidente del Senato Pietro Grasso ha convocato la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama per “decidere l’organizzazione dei lavori” subito dopo che il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha posto la questione di fiducia sul Jobs Act.

Intanto e’ pronto un documento stilato dalla minoranza Pd sul Jobs Act. Il documento – spiega il senatore Democrat Miguel Gotor – presenta le firme di 26 senatori e 9 deputati, membri della Direzione Pd, e sarà presentato al Senato alle ore 17.

Il Presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso si è “congratulato” con Matteo Renzi per il Jobs Act: “una riforma importante che può avere grande impatto sulla competitività dell’economia italiana”, ha detto Barroso – secondo quanto si apprende – intervenendo al vertice di Milano.
_____________

ROMA (WSI) – E’ ripresa la seduta dell’Aula del Senato sul Jobs act, sospesa per la protesta del M5s, ma subito è stata aggiornata alle 16.

“Visti gli orari, gli interventi di fine seduta li faremo dopo”, ha spiegato Roberto Calderoli presiedendo i lavori.

LA BOZZA DEL MAXI EMENDAMENTO

Il presidente del Senato Pietro Grasso, a causa delle proteste del M5S, ha sospeso la seduta dell’Aula del Senato durante l’intervento del ministro del Lavoro Giuliano Poletti sul Jobs act. Sospeso da parte del presidente Grasso il capogruppo M5S Vito Petrocelli.

”Possono contestarci ma la verità vera è che questo paese lo cambiamo”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi ad Assago (Milano) rispondendo ad una domanda sulle contestazioni al ministro Poletti al Senato. ‘Al Senato porteremo a casa il risultato oggi, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: non molliamo di un centimetro e con tenacia raggiungeremo l’obiettivo”.

Il voto di oggi sulla fiducia al Jobs Act riguarda evidentemente l’articolo 18. Lo sottolineano fonti di Palazzo Chigi, contrariamente a quanto riportato da notizie di stampa. La delega, osservano, attribuisce al Governo il dovere di superare l’attuale sistema e il presidente del Consiglio ha indicato con chiarezza la direzione.

“L’articolo 18 non è l’alfa e l’omega della nostra riflessione. Io rispetto tutte le considerazioni ma credo siano forse state eccessive in senso positivo e negativo. Si tratta di un argomento rilevante ma meno decisivo”. Lo dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti intervenendo in Aula al Senato sul Jobs act.

Grasso espelle Petrocelli, M5S gli fanno scudo

Il presidente del Senato Pietro Grasso ordina l’espulsione del capogruppo di M5s Vito Petrocelli dall’Aula del Senato, ma i parlamentari pentastellati gli si mettono tutti intorno, come una sorta di scudo umano, per impedire che i commessi lo portino fuori. Gli assistenti parlamentari hanno dovuto allontanare i parlamentari 5s uno ad uno mentre alcune senatrici gridavano e protestavano con forza.

Urla e protesta M5S in Aula, andate a casa

Urla e proteste da parte del M5S mentre il ministro del Lavoro Giuliano Poletti interviene in Aula sul jobs Act. “Andate a casa” è stato più volte gridato dai senatori 5S contro il ministro che è stato più volte interrotto. Tra i più accesi il capogruppo Vito Petrocelli, richiamato per ben due volte dal presidente Pietro Grasso e Paola Taverna. In piedi, nel corso della protesta 5S, anche tutti i senatori della Lega. (ANSA)

***

– Jobs act (testo): tempo indeterminato più conveniente. Art. 18 non citato. “L’articolo 18 non è l’alfa e l’omega della nostra riflessione. Io rispetto tutte le considerazioni ma credo siano forse state eccessive in senso positivo e negativo. Si tratta di un argomento rilevante ma meno decisivo” ha ribadito in aula al Senato oggi, nel giorno della fiducia al jobs act. Fatto sta che, leggendo il testo del maxi-emendamento che circola non ufficialmente (ne danno conto anche Stampa e Repubblica) accenni specifici sui licenziamenti non ce ne sono.

Si legge invece al primo comma dell’articolo 4 della delega che il governo si impegna nell’opera di “razionalizzazione e semplificazione delle procedure, anche mediante abrogazione di norme, connessi con la costituzione e la gestione dei rapporti di lavoro”. Laddove con la parola “abrogazione” si intende la possibilità cancellare l’articolo 18 pur non citandolo. Nel testo della delega (oggi si vota la fiducia sulla delega non sul jobs act) questi i punti qualificanti:

Sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato: il principio è quello di promuovere il contratto a tempo indeterminato “come forma privilegiata di contratto di lavoro rendendolo più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti”.

Sì alla revisione delle mansioni del lavoratore in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale, per “la tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita ed economiche, prevedendo limiti alla modifica dell’inquadramento”.

Sfoltire, e quindi anche cancellare, le numerose forme contrattuali previste a oggi. L’obiettivo è “semplificare, modificare, superare” le forme contrattuali che non siano più coerenti con il “tessuto occupazionale e il contesto produttivo”.

Tra gli altri provvedimenti inclusi nel testo della delega troviamo la sperimentazione del salario minimo; l’estensione del sussidio di disoccupazione a tutti, compresi i co.co.co.; la revisione di tutti gli ammortizzatori sociali; le nuove tutele per la maternità e la riforma delle politiche attive.