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FCA debutta a New York. Titolo non entusiasma, chiusura in calo -1%

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NEW YORK (WSI) – Esordio amaro per Fiat Chrysler Automobiles a Wall Street: nel giorno del suo sbarco alla Borsa di New York, il titolo chiude in calo -1,00% a 8,91 dollari per azione. Era andata meglio a Piazza affari, dove i titoli Fca hanno chiuso la loro prima giornata di Borsa agganciando la soglia dei 7 euro con un rialzo dell’1,22%.

Fiat-Chrysler, esordio amaro a Wall Street: il titolo perde l’1%
Alla cerimonia della chiusura della giornata di contrattazioni a Wall Street, per suonare la campanella oltre all’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, e al presidente del gruppo, John Elkann, hanno partecipato a sorpresa la moglie di quest’ultimo, Lavinia Borromeo, e i due loro bambini, Leone e Oceano. La famiglia Elkann è salita sul palco della campanella pochi minuti dopo la chiusura delle contrattazioni.

Il debutto a Piazza Affari – In parallelo con Wall Street, il titolo ha debuttato a Piazza Affari, guadagnando il 3,17% a 7,15 euro. Un buon esordio per il titolo della Nuova Fiat, dove dal 13 ottobre diventa operativo il nuovo Consiglio d’amministrazione, composto da John Elkann, Sergio Marchionne, Andrea Agnelli, Tiberto Brandolini d’Adda, Glenn Earle, Valerie A. Mars, Ruth J. Simmons, Ronald L. Thompson, Patience Wheatcroft, Stephen M. Wolf and Ermenegildo Zegna.

Elkann: “Momento storico” – John Elkann ha definito “un momento storico” il debutto del titolo a Wall Street. Mentre l’amministratore delegato Sergio Marchionne ha scritto in una nota: “E’ il culmine del lavoro che abbiamo fatto negli ultimi cinque anni e mezzo per raggiungere un’unione straordinaria”. A New York il titolo è stato trascinato in negativo dai listini, con il Dow Jones che in chiusura ha perso l’1,35% a 16.321,26 punti e il Nasdaq l’1,46% a 4.213,66 punti. Male anche l’indice S&P500 che è sceso dell’1,64% a 1.874,80 punti.
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ROMA (WSI)- Al via gli scambi del titolo FCA (Fiat Chrysler Automobiles) sui listini di Milano e New York.

A Piazza Affari le azioni, che hanno avviato le contrattazioni alle 15.45 dopo il debutto a Wall Street, hanno segnato in apertura un rialzo del 3,03%, con un massimo a 7,165 euro, per poi scendere a 7,1 euro (+2%). Venerdì scorso è stato l’ultimo giorno del titolo Fiat alla Borsa di Milano, dove era quotata dal 1903.

A Wall Street, nei primi secondi di scambi, il titolo è arrivato a guadagnare subito il 5,6%, per poi continuare la propria corsa salendo fino a un +8,1% a 9,40 dollari per azione.

Fiat Chrysler, che è quotata con il simbolo Fca, partiva dal valore di chiusura di Fiat di venerdì, ultimo giorno di scambi a Piazza Affari, a 6,94 euro, ovvero circa 8,76 dollari al cambio della settimana scorsa.

Al momento il titolo è scambiato a 9,22 dollari per azione.

La nascita “ufficiale” di Fiat Chrysler Automobiles (Fca) con il debutto al New York stock exchange “rappresenta un momento storico”. Lo sottolinea il presidente John Elkann, secondo cui, “a partire dalle fondamenta e dalle aspirazioni di Fiat e di Chrysler, si apre oggi una fase completamente nuova, che ci consentirà di affrontare da protagonisti il futuro del settore automobilistico mondiale. È una grande sfida, che siamo pronti a raccogliere con determinazione”.

La quotazione di Fiat Chrysler Automobiles a Wall Street “è soprattutto un nuovo inizio” e “la giornata di oggi segna l’inizio del nostro viaggio come Fca, come un unico costruttore globale”, ha detto l’amministratore delegato del gruppo Sergio Marchionne, secondo cui l’approdo alla Borsa di New York “è il culmine del lavoro che abbiamo fatto negli ultimi cinque anni e mezzo per raggiungere un’unione straordinaria”. (TMNEWS)

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FCA, ECCO PER QUALE MOTIVO CI SONO LUCI E OMBRE

di Fiorina Capozzi

ROMA (WSI) – L’addio a Torino dopo 115 anni di storia non sarà a costo zero. Ma a conti fatti, sarà un’operazione conveniente per Fiat Chrysler Automobiles che nasce dalle nozze fra il Lingotto e il gruppo statunitense.

Per separarsi dall’Italia, trasferendo all’estero la sede legale ad Amsterdam e quella operativa a Londra, la casa automobilistica prevede infatti di dover pagare una “exit tax”.

Una sorta di tassa d’uscita dal Paese, “pari al 27% del valore di asset, brevetti e marchi che lasciano l’Italia”. In compenso, come si legge nel prospetto informativo di Fca, la società guidata da Sergio Marchionne “si attende che le plusvalenze fiscali che emergeranno siano largamente compensate dalla presenza di perdite fiscali all’interno del gruppo”.

Insomma, dire addio alla sede italiana, non sarà né doloroso né complicato. Discorso diverso, invece, per gli impianti di produzione nei quali “il gruppo deve rispettare determinate procedure in relazione al ridimensionamento o alla chiusura di stabilimenti (…) limitando la propria capacità di ridurre i costi in maniera rapida a fronte di cambiamenti nelle condizioni di mercato”.

Insomma, i sindacati italiani rimarranno una spina nel fianco per Fca che potrebbe anche subire “effetti negativi” dall’uscita di scena di “talune figure chiave nell’ambito del management” come ad esempio Marchionne, noto per la linea dura tenuta con le organizzazioni di categoria.

In attesa di un cambio ai vertici che non arriverà prima del 2018, gli investitori dovranno imparare ad andare d’accordo sia con il manager canadese che con gli Elkann. Secondo il documento informativo, Exor, la holding che controllerà Fca con il 46% dei diritti di voto e il 30,05% di azioni ordinarie, potrebbe infatti in futuro pesare ancora di più grazie al meccanismo del “voto speciale”, un sistema che premia gli azionisti di lungo periodo.

Questa modalità “potrebbe prevenire o scoraggiare le iniziative degli azionisti volte al cambiamento del management di FCA – spiega il documento – l’implementazione del Meccanismo di Voto Speciale potrebbe ridurre la liquidità ed incidere negativamente sui prezzi di negoziazione delle azioni ordinarie FCA”.

Detta in altri termini, il sistema rischia di deprimere il titolo in Borsa perché la società sarà difficilmente contendibile. E anche l’operato dei suoi amministratori sarà sempre meno discutibile dal momento che per convocare un’assemblea, d’ora in poi, non basterà più il 5% del capitale, ma bisognerà racimolare almeno il 10 per cento.

La contendibilità del gruppo non sarà, infine, la sola preoccupazione per gli investitori di Fca.

Nel prospetto viene indicato anche un rischio legato all’elevato indebitamento in un contesto di forti investimenti (50 miliardi) per realizzare un ambizioso piano 2014-2018. “Per quanto il gruppo abbia posto in essere misure volte ad assicurare che siano mantenuti livelli adeguati di capitale circolante e di liquidità, eventuali contrazioni nei volumi di vendita potrebbero avere un impatto negativo sulla capacità delle attività operative del gruppo di generare cassa – si legge nel documento – il livello di indebitamento del gruppo potrebbe avere importanti conseguenze sulle attività e sui risultati economico/finanziari”.

Non certo un argomento secondario nel momento in cui Fca si prepara a sborsare 416,6 milioni per ricomprare le azioni di soci che hanno esercitato il diritto di recesso. Ecco perché, Marchionne, assieme al direttore finanziario, Richard Palmer, ha già programmato a novembre un tour negli Stati Uniti per convincere gli investitori istituzionali a mettere i soldi su Fca nella speranza di evitare un aumento di capitale. Ricapitalizzazione che, secondo il Sole24ore, sarebbe già in discussione nel primo cda in programma il 29 ottobre. A Londra, naturalmente dove si terrà d’ora in poi la “la maggior parte delle riunioni del suo consiglio di amministrazione”.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Fatto Quotidiano – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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