NEW YORK (WSI) – Wall Street chiude in rosso, ma sopra i minimi una seduta caratterizzata da forti oscillazioni in basso con il Dow Jones arrivato a perdere 400 punti. Timori per l’economia americana e mondiale, insieme alle incertezze sulla scena geopolitica internazionale e le preoccupazioni che l’epidemia di ebola possa allargarsi a Europa e Stati Uniti hanno contribuito al generale pessimismo in vista della fine del QE3, nelle prossime riunioni della Fed.
A fine seduta, il Dow Jones cede l’1,06% a 16.142 punti, il Nasdaq arretra dello 0,29% a 4.215 punti e lo S&P 500 cala dello 0,86% a 1.862 punti.
Sui mercati valutari, l’euro avanza a 1,2779 dollari mentre il biglietto verde cede terreno contro lo yen a 105,96.
La volatilita’ resta tuttavia alta: il Vix sale del 15% a 26,23 punti.
Le vendite odierne colpiscono soprattutto i finanziari: Goldman Sachs e Jp Morgan spiccano tra i titoli con maggiori ribassi sul listino delle blue chips. Pesanti le perdite anche su Intel e Disney che arrivano a perdere fino al 3%.
Cnbc ha riferito che sono state circa 2 miliardi le azioni scambiate nella prima ora, circa il doppio rispetto ai volumi medi.
Gli investitori guardano i dati macroeconomici deludenti, trimestrali societarie miste e la notizia di un nuovo caso di Ebola diagnosticato negli Stati Uniti. A tutto cio’ si aggiunge il calo del 7% della piazza di Atene, che alimenta la fuga verso porti sicuri con il rendimento del Bund tedesco a 10 anni su minimi record.
Ad alimentare il pessimismo una serie di dati macro Usa, che allungano un’ombra sulla ripresa americana. A partire dalle vendite al dettaglio, che a settembre segnano un -0,3% rispetto al +0,6% di agosto, il risultato più alto in quattro mesi. Le attese degli analisti erano per un leggero declino dello 0,1%.
Peggio delle attese anche l’indice Empire State Manufacturing di New York che è crollato dai 27,54 punti di settembre ai 6,17 di ottobre. Lo rende noto la Federal Reserve Bank of New York. Il dato è decisamente al di sotto delle stime degli analisti che indicavano 20,4. L’indice indica la quantità di prodotti durevoli e non venduti dalle società al consumatore finale al netto dei dati del comparto auto.
Primo calo da agosto 2013 per i prezzi di produzione negli Stati Uniti. Il dipartimento del ha reso noto che a settembre i prezzi destagionalizzati sono calati dello 0,1% a fronte di attese per un +0,1%. Ad agosto i prezzi erano rimasti stabili. Il calo di settembre e’ dovuta alla nuova contrazione dei prezzi dell’energia, il terzo calo mensile consecutivo con -0,7%, ma anche al -0,7% degli alimentari.
Sotto le stime anche le scorte delle imprese manifatturiere e della distribuzione negli Stati Uniti che sono salite dello 0,2% ad agosto, meno delle attese che pronosticavano una crescita dello 0,4%. I dati pubblicati dal dipartimento del Commercio evidenziano anche come su base destagionalizzata, il valore delle scorte immagazzinate e’ aumentato dello 0,2%, una percentuale inferiore al +0,4% atteso.
Sulla scia di questo dato, gli analisti di Goldman Sachs hanno rivisto al ribasso le stime sul Pil del terzo e del quarto trimestre rispettivamente a +3,2 e +3%.
Buone notizie sono invece arrivate dal disavanzo: nell’anno fiscale 2014 il deficit federale americano e’ calato al minimo in sei anni, grazie al miglioramento dell’economia e delle entrate fiscali. Come ha fatto sapere il dipartimento al Tesoro, nell’anno fiscale che si e’ concluso il 30 settembre il deficit e’ sceso del 29% a 483,35 miliardi di dollari, un livello piu’ basso rispetto ai 506 miliardi previsti il mese scorso dal Congressional Budget Office (Cbo), l’organismo di analisi del Congresso americano, e al minimo dal 2008, il primo anno di recessione. Nell’anno fiscale 2014 il rapporto deficit/Pil e’ stato pari al 2,8%, il minimo dal 2007.
[ARTICLEIMAGE]I Forti cali a Wall Street spingono gli investitori verso porti considerati sicuri. E’ in atto il cosiddetto “flight to quality”, con il rendimento del decennale che dopo essere sceso sotto il 2,1% ha rotto al ribasso anche quota 1,9% arrivando a toccare 1.86%, il maggiore declino da quando l’ex presidente della Fed Bernanke ha annunciato il QE a marzo del 2008. Nel finale, i titoli di Stato americani chiudono in rally con rendimenti in calo al 2,08% per il benchmark decennale e al 2,87% per il titolo trentennale
Sul fronte societario, Bank of America ha riportato una perdita per azione di 1 centesimo, ma il titolo corre del +1,5% nel preborsa, perchè i profitti netti pari a $168 milioni si sono rivelati migliori del previsto. Il fatturato è stato di 21,434 miliardi contro i 21,743 dell’anno precedente e i 21,34 stimati nel consensus. Blackrock avanza +1,4% dopo aver pubblicato i conti del terzo trimestre.
In calo le principali materie prime, secondo uno strategist il mercato ha bisogno di vedere i prezzi raggiungere un livello tecnico di demarcazione al ribasso.
L’analista di Borsa presso Jefferies Sean Darby ha dichiarato che “l’azionario si riprenderà solo una volta che i prezzi delle materie prime rimbalzeranno e che la paura di finire in una fase di deflazione scomparirà ”.
I timori che l’Eurozona risprofondi in una fase di recessione hanno indebolito petrolio e commodities. Il greggio, che paga anche la previsioni dell’AIE sulla domanda, è sceso ai minimi di circa 4 anni. L’Agenzia Internazionale dell’Energia vede la crescita della domanda di oro nero più debole dal 2009. Il petrolio ha chiuso in ribasso: il contratto a novembre ha perso 6 centesimi a 81,78 dollari il barile mentre l’oro a dicembre sale dello 0,46% a 1.240 dollari l’oncia.