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BTP: volano spread e tassi. Ma poi scendono dai massimi

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MILANO (WSI) – Lo spread tra Btp e Bund a 10 anni ha sfondato oggi la soglia dei 200 punti base, il livello più alto da metà febbraio scorso. Forte balzo dei tassi, fino al 2,74%, record dallo scorso 13 agosto. A fine seduta, i tassi del BTP 10 anni salgono +9,5%, un balzo record che non ha riscontri dall’attacco all’Italia dell’estate 2011.

Grande tensione e volumi di scambio alti quindi sul grande mercato del debito pubblico italiano.

Certo, si è ben lontani dai livelli di massimo allarme, quando lo spread, nel novembre del 2011, arrivò a balzare fino a 575 punti base, e i rendimenti dei BTP a 2,5 anni, superarono tutti la soglia del 7,5%.

Ma, così come tre anni fa, il panico che ha travolto i mercati azionari globali in queste ultime ore è la Grecia. Non sempre i parallelismi determinano i corsi storici, ma sicuramente l’alta tensione è tangibile ovunque, e vista la mancata risoluzione dei problemi strutturali dell’Italia e la minaccia della deflazione, gli investitori tornano a temere i paesi periferici dell’Eurozona in generale e l’Italia e la Grecia in particolare.

Fino a poco tempo fa, sulla stampa italiana e internazionale i titoli sul mercato dei titoli di stato italiani erano a dir poco promettenti e lasciavano pensare che ormai il peggio fosse passato.

Asta Btp, tassi calano ancora. Minimi da nascita euro. E’ questo solo un esempio della notevole appetibilità che i BTP e in generale i titoli di stato italiani hanno raccolto negli ultimi mesi.

Euro, chi ci ha guadagnato? In 15 anni BTP quasi +100%, faceva notare Marco Sabella in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera verso la fine di maggio.

L’Italia, di fatto, è stata premiata fino a metà 2014, quando, nel mese di giugno, all’indomani della nuova era di tassi negativi inaugurata dalla Bce di Mario Draghi, il Ftse Mib della Borsa di Milano strappava al rialzo oltre la soglia dei 22.200 punti, e lo spread Italia-Bund scendeva sotto la soglia psicologica a 140 punti base, al minimo dall’aprile del 2011.

A innescare nuovi timori sull’Eurozona con conseguente sell off sui bond italiani è stata la notizia relativa all’asta con cui la Spagna ha venduto un ammontare combinato di 3,2 miliardi di euro di bond con scadenza nell’ottobre 2024 e nell’ottobre 2028. Madrid non è riuscita a piazzare tutti i titoli, visto che il target era di 3,5 miliardi di euro. Il tasso a 10 anni è salito inoltre in media al 2,196%, contro il minimo record del 2,075% nel precedente collocamento dello scorso 2 ottobre.

Il risultato è che sul mercato primario, i tassi spagnoli a 10 anni sono balzati al 2,15%, di 14 punti base, riportando il rialzo maggiore su base giornaliera dal 15 maggio. Anche la Francia, che proprio ieri aveva visto i tassi scivolare al minimo record dell’1,112%, ha assistito all’aumento dei rendimenti decennali all’1,23%.

Lo spettro Grecia torna ad agitare i mercati, anche se gli stessi tassi sui bond decennali greci sono ben lontani dal record del 44,21% testato nel marzo del 2012. Detto questo, i tassi decennali greci sono volati +109 punti base all’8,94% alle 13.46 ora italiana, riportando il rialzo più sostenuto dal luglio del 2012, dopo aver toccato l’8,995%, al massimo dal 30 gennaio di quest’anno. Il valore del bond di riferimento con scadenza nel febbraio del 2024 ha perso 5,46, (o 54,60 euro per 1.000 euro), a 65,325.

I titoli di stato greci hanno perso -17% lo scorso mese, riducendo i loro ritorni, quest’anno, al 9,9%, stando all’indice Bloomberg World Bond Indexes.

Su altri mercati periferici dell’Eurozona, i tassi decennali irlandesi sono saliti di 23 punti base all’1,93%, mentre gli equivalenti portoghesi hanno fatto +42 punti base al 3,70%.

In realtà, i timori sull’Italia non sono stati mai spazzati via del tutto. Proprio meno di un mese fa, Wolfgang Münchau scriveva sul Financial Times: “quanto stiamo osservando in Italia è una dinamica brutale della deflazione del debito – laddove un calo nei livelli dei prezzi aumenta il valore reale dei debiti”. Continuando: “Tra il 2007 e il 2013, il rapporto debito/Pil è cresciuto dal 103,3% al 132,6% stando ai numeri di Eurostat. Per quest’anno, l’Ocse prevede un rialzo al 137,5%. Se l’economia italiana continuerà a essere stagnante nel 2015 e nel 2016, il rapporto debito/Pil arriverà al 150% del Pil. Il problema non è nei numeri ma nel trend. Un lettore recentemente ha chiesto: a qualche livello l’Italia è insolvente? Risposta: nessuno lo sa. Il Giappone è ancora solvente a un rapporto debito/Pil superiore al 200%. Ma il Giappone, diversamente dall’Italia, ha una propria banca centrale”.