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Il ritorno del cinese

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ROMA (WSI) – Altro che laboratorio politico. Ci vuole il cappellaio matto per immaginare insieme l’uomo di piazza San Giovanni e i nostalgici della Leopolda primordiale. Con questi chiari di luna nazionali, poi. Eppure ci siamo quasi. Bussano in tanti alla porta di Sergio Cofferati, per convincerlo a candidarsi alla guida della Regione Liguria. L’attuale europarlamentare, ex segretario Cgil, ex grande speranza della sinistra italiana, ci sta pensando, e sul serio.

La tentazione è forte ma il tempo stringe. In visita a Genova, il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini ha cercato invano la strada di una candidatura unitaria in un partito spaccato come una mela. Via libera a delle surreali primarie di Natale, allora.

Si voterà il 21 dicembre, in un clima terribile. I vertici locali, consapevoli dell’aria che tira, volevano far slittare le consultazioni a gennaio. Guerini non ha sentito ragioni. La promessa di destinare alle vittime della recente alluvione i soldi raccolti con le primarie potrebbe essere un bel gesto ma anche la prova di scuse non richieste in luoghi ancora furibondi per il fango e i danni subiti, non proprio ben disposti nei confronti della politica. L’elettore medio di queste primarie potrebbe essere un operaio dell’Ilva con casa allagata nel quartiere genovese di Brignole e conto corrente in Carige. C’è poco da stare allegri.

Quasi a sua insaputa, la Liguria rischia così di diventare, se non un laboratorio, certo un incrocio di destini alquanto interessante. Il prossimo 15 marzo, data più probabile per le elezioni regionali, si chiuderà un’epoca.

È ormai un anno abbondante che l’attuale presidente Claudio Burlando sta tirando la volata per la sua successione dopo due mandati a Raffaella Paita, attuale assessore regionale alla Protezione civile, incarico ricoperto da pochi mesi ma che è diventato un’arma nelle mani dei suoi detrattori dopo la recente alluvione. Come il suo mentore, la delfina è una renziana della seconda ora. Addirittura proviene dalle riserve della tanto celebrata Margherita.

Ma la Liguria non è l’Italia. A guardarla da una prospettiva democratica, è un microcosmo capovolto. Il segretario è l’archeologo cuperliano Giovanni Lunardon, i civatiani sono l’ago della bilancia. A farla breve, in via Fieschi, sede del gruppo regionale Pd, hanno sempre visto come fumo negli occhi la corsa in solitaria di Burlando e Paita, fatta a dispetto di un gruppo dirigente che non può vantare rapporti personali con Matteo Renzi ma ha i numeri dalla sua. Le imminenti primarie sembravano una barzelletta. Da una parte oppositori interni alla vana ricerca di nomi forti. Dall’altra una candidatura costruita con pazienza certosina sul territorio.

Nel giro di un mese è cambiato tutto. Il pasticcio delle primarie emiliano-romagnole, dove le ingerenze esterne hanno causato notevoli danni d’immagine, ha indotto Renzi a una linea netta sulle Regionali. Fate vobis, se la sbrighi chi è sul posto. Poi ha piovuto, tanto. E le ricorrenti alluvioni non sono un gran biglietto da visita per chi ha governato la regione negli ultimi anni. All’improvviso la Liguria democratica è tornata contendibile. Mancava il briscolone da calare sul tavolo delle primarie. Dopo lunga ricerca si sono accorti di averlo in casa.

A fare pressioni su Cofferati non sono soltanto i cuperliani ma anche i renziani di primo conio, che scavalcati da Burlando e Paita si accontenterebbero di una candidatura che segni una rottura con il passato recente. Da fuori hanno bussato associazioni, pezzi di società e cultura ligure, sempre alla ricerca della discontinuità. La sinistra di Sel, che si era chiamata fuori dalle primarie in polemica con Burlando, sarebbe pronta a rientrare sotto l’ombrello dell’ex segretario Cgil.

Cofferati vive a Genova da ormai sei anni. La sua voce si fa sentire spesso, nelle riunioni di partito e non solo. I rapporti con il premier sono migliorati dai tempi delle primarie del 2012, quando i due ebbero feroci scontri televisivi, e non ci voleva poi molto. Nonostante le evidenti differenze e divergenze, una volta diventato segretario Renzi ha riproposto Cofferati a Bruxelles, incassando dal rivale un ringraziamento pubblico e sentito. In caso di rinuncia, è pronto alla pugna il deputato cuperliano Mario Tullo.

E con tutto il rispetto, non è la stessa cosa. D’accordo che la politica è l’arte del possibile, ma l’eventuale candidatura del sindacalista che nel 2002 portò in piazza San Giovanni tre milioni di persone a manifestare contro la paventata modifica dell’articolo 18 sarebbe una trovata che il cappellaio matto se la sogna.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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