ROMA (WSI) – Gerard Mumelter, corrispondente del quotidiano austriaco Der Standard, non ha mezzi termini. Secondo il giornalista, la capitale italiana rischia la bancarotta finanziaria.
Colpa del costo spropositato della linea C della metropolitana di Roma, che con sei miliardi di euro potrebbe diventare addirittura l’opera pubblica più costosa dai tempi del Dopoguerra in Italia. Più ancora del mitico Mose di Venezia.
Nel suo blog edito da Internazionale Mumelter scrive che a sette anni dall’apertura dei cantieri, l’inaugurazione della prima tratta Pantano-Centocelle sta slittando tra polemiche e inefficienze, istruttorie dell’autorità anticorruzione e indagini della corte dei conti.
In Svizzera i giornali ironizzano così: “a Roma le infrastrutture funzionavano meglio ai tempi di Augusto”, scrive il Tagesanzeiger. Allora la città aveva un milione di abitanti.
Il Tagesspiegel di Berlino ossrva che la città rischia di fare la fine di Napoli. La capitale è “sommersa da rifiuti, scandali e debiti”. Dall’America il Wall Street Journal avverte che Roma rischia di fare la fine di Detroit, finendo in bancarotta.
Quanto manca veramente al default? Nelle casse comunali mancano 1,2 miliardi di euro. La voragine è formata dal tacere dei debiti pregressi. Ogni mese il comune paga 62 mila stipendi, più del doppio della Fiat, per capirci.
“Nella capitale si registrano 978 auto ogni mille abitani, il doppio di Parigi”, scrive il giornalista austriaco. Senza contare i motorini e gli autobus ancora non verdi, che contribuiscono all’inuinamento. Ogni cittadino poi produce “660 chili di immondizia l’anno, duecento in più di Trieste. Bruciarli al nord costa dieci milioni di euro all’anno”.
Secondo il Corriere della Sera, Roma resta una città “sporca, caotica e insicura”. L’associazione degli alberghieri dice che “sta diventando un inferno per i turisti:. Eppure, il numero dei visitatori è in continuo auento e ha raggiunto i dodici milioni.
Tornando alla situazione finanziaria instabile, a marzo il governo Renzi ha approvato il Salva-Roma 3 che offre una linea creditizia temporanea di 570 milioni di euro alla capitale nella forma di un anticipo sulle entrate fiscali future che consentono di colmare una voragine di bilancio di €816 milioni. La misura ha consentito a Roma di evitare la bancarotta e continuare a fornire servizi ai cittadini e pagare gli stipendi di 25 mila dipendenti statali.
L’amministrazione di Roma deve fare in fretta se vuole che un evento catastrofico non si materializzi, colpendo tutta l’Italia che già vive un periodo di crisi economica. Come ha osservato il presidente del consiglio comunale, Mirko Coratti “un default della capitale italiana scatenerebbe una reazione a catena che invaderebbe l’intero paese”.
(DaC)