NEW YORK (WSI) – Nei due anni a venire l’economia mondiale non vedrà grandi miglioramenti, e anzi la crescita sarà più debole e più a lungo. In Italia, poi, il Pil potrebbe restare fermo l’anno prossimo, con l’agenzia di rating Moody’s che lancia l’avvertimento: si rischia una crescita zero.
Le stime sono comprese in un range che va dal -0,5% al +0,5% per il 2015. Le cifre si confrontano con le previsioni di un anno fa, che erano per una crescita compresa tra -0,3% e +0,5%.
A pesare sul Pil globale sarà il rallentamento di Sudafrica, Brasile e Cina. Le uniche note positive verranno da Stati Uniti, Regno Unito ed India.
È lo spaccato, non troppo entusiasmante, offerto dal Global macro outlook di Moody’s per il trienno 2014-2016.
Il report, intitolato “crescita globale più bassa più a lungo”, si concentra sul progressiva frenata della seconda economia al mondo: la Cina.
La ripresa in Europa tarderà ad arrivare, complici “impedimenti strutturali”, mentre Brasile e Sud Africa fanno ancora fatica.
Aprendo una parentesi sulla potenza economica africana, la stessa agenzia di rating Usa ha deciso la settimana scorsa di declassare il rating sudafricano, mettendo sotto pressione la valuta nazionale. Il rand è scivolato ai minimi di 5 anni.
Tornando al report, nel dettagio gli analisti americani dell’agenzia scommettono su di una crescita del 2,8% per i grandi paesi del G20 nel 2014 e successivamente del 3% l’anno dopo.
In Europa il Pil dovrebbe attestarsi al 0,7% nell’anno in corso, poco sotto l’1% nel 2015 e all’1,3% nel 2016.
Per vedere i numeri in prospettiva basti pensare che se l’Europa avesse mantenuto i tassi di crescita che era in grado di registrare nel periodo pre crisi, nel 2019 avrebbe avuto un Pil di ben il 17% più sostenuto delle previsioni attuali.
Stiamo parlando di mille e 700 miliardi di dollari in meno.
In una regione ancora non definitivamente “unita”, malgrado le progressive perdite di sovranità dei singoli stati, le riforme strutturali tardano ad arrivare. Gli elevati livelli di debito societario rispetto alla crescita del Pil in paesi come Francia e Spagna, uniti alla crisi in Ucraina, continueranno poi a incidere sull’andamento nervoso dei titoli di Stato d’Europa.
In questo scenario a pagare il prezzo saranno imprese e famiglie. Le aziende poco fiduciose nella ripresa rimanderanno ancora l’appuntamento con gli investimenti e le nuove assunzioni.
Risultato: sul breve termine salirà ancora il tasso di disoccupazione nei Paesi più fragili della periferia dell’Eurozona.
Ma non è solo l’anello debole del blocco a 18 a preoccupare gli analisti di Moody’s. Le esportazioni delle imprese tedesche pagheranno la frenata della crescita cinese e le persistenti tensioni in Ucraina – che esce da elezioni contestate e dove non va dimenticato che c’è una guerra civile in corso nell’est del paese.
In caso di rallentamento degli investimenti anche in Germania, malgrado un carico di debito che non preoccupa e la disoccupazione ai minimi.
Il Pil della periferia, poi, non va dimenticato che è stato aiutato molto dall’export sinora. Il trend non può durare.
Le sole nazioni a continuare a registrare ritmi di crescita decisi saranno Stati Uniti, Regno Unito ed India, paesi per cui Moody’s vede una crescita del Pil convincente.
(DaC)