Economia

Prezzi al consumo sempre sotto pressione in Eurozona

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ROMA (WSI) – L’area euro torna a respirare. Seppur ancora sotto pressione, i prezzi al consumo hanno dato segni di vita in ottobre. Tuttavia, come dicono le previsioni della Bce, l’inflazione resterà molto bassa per la parte restante del 2014, per poi accelerare anche se solo gradualmente nei prossimi due anni.

In ottobre lo spauracchio della deflazione continua ancora ad aggirarsi nella maggior parte degli stati membri del blocco a 18, ma si è distanziato leggermente da Parigi e Roma rispetto a setttembre.

Nel complesso i dati sull’inflaizone pubblicati in Eurozona sono leggermente più incoraggianti del previsto.

Si registra per esempio una temporanea ripresa dei prezzi al consumo in Italia, dove in ottobre l’inflazione è risalita a un seppur timido +0,1%. A settembre il tasso tendenziale era di -0,2%.

In Germania l’inflazione si è confermata allo 0,8%. La Spagna rimane invece in fase di deflazione.

In Francia, l’inflazione si è attestata al +0,5% facendo lievemente meglio delle anticipazioni. Tuttavia, le cifre mostrano che la seconda economia della regione è ancora pericolosamente vicina alla deflazione.

Analizzando i dati con un più ampio respiro, a preoccupare è il trend a lungo raggio dei prezzi al consumo in Francia e Germania: la direzione presa negli ultimi anni è chiara e punta verso il basso (vedi grafico).

In Italia la timida ripresa dei prezzi si deve principalmente al “ridimensionamento del calo tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (-2,6% da -6,6% di settembre) e dei servizi relativi alle comunicazioni (-1% da -5,6% di settembre)”, come riporta l’Istat.

Saltano all’occhio gli incrementi dei prezzi del gas naturale (+4,7%) e dell’energia elettrica (+1,6%), mentre a limitare il rialzo sono stati i cali congiunturali dei prezzi degli energetici non regolamentati (-0,9%) e dei servizi relativi ai trasporti (-0,7%).

Non c’è il tempo di sorridere in Europa che subito arrivano notizie poco incoraggianti. Un gruppo di economisti, team sondato trimestralmente dalla Banca centrale europea, ha rivisto al ribasso l’outlook su inflazione e crescita della zona euro.

Il panel di 61 economisti, accademici e altri cosiddetti ‘professional forecaster’ ora si aspetta che l’inflazione si attesti all’1% l’anno prossimo, e a 1,4% il successivo, contro i rispettivi 1,2% e 1,5% indicati tre mesi fa.

La Bce è avvertita: l’inflazione si attesterà ad appena lo 0,5% nel 2014, in calo dallo 0,7% indicato in un primo momento. L’anno successivo il CPI salirà dell’1% e non più dell’1,2% previsto antecedentemente. Nel 2016 il dato è stato rivisto a +1,4% da +1,5%.

In altre parole, anche fra due anni la percentuale resterà ancora ben lontana dall’obiettivo del 2% o poco meno delle autorità di politica monetaria. E ciò nonostante le misure di stimolo monetario e i tassi di interesse allo zero.

Da luglio a oggi i dati e sondaggi hanno mostrato come la ripresa ha perso chiaramente slancio nell’area euro, che rischia grosso in caso di frenata della locomotiva tedesca.

Il Pil dovrebbe invece crescere dello 0,8% e non dell’1% come precedentemente stimato. Nel 2015 il miglioramento sarà modesto: la crescita sarà dell’1,2% e non dell’1,5% come era stato previsto in un primo tempo. Nel 2015 il Pil salirà dell’1,5% e non dell’1,7%.

La crescita potrebbe venire deragliata da fattori geopolitici ed economici esterni indipendenti dall’Europa. I conflitti in Medioriente e Ucraina avranno un impatto negativo, così come il rallentamento di Cina e Usa, che sono minacce reali e pressanti per il sempre più traballante blocco a 18.

(DaC)