NEW YORK (WSI) – L’iperinflazione tedesca nel 1923 e la Grande Depressione un decennio più tardi, sono la dimostrazione di come in fretta e con tanta intensità può perdere valore la moneta in termini nominali.
Al termine del G20 di Brisbane, i grandi del mondo ufficializzeranno con ogni probabilità il piano di confisca dei depositi bancari dalle somme più ingenti, che in caso di fallimento di una banca verranno utilizzati per salvarla dal crac.
Le misure finirebbero per alimentare i già vivi timori che i conti corrente possano assumere un valore inferiore alle banconote, come peraltro è successo nei periodi di crisi del 1923 in Germania e del 1932 in Usa.
Se così fosse veramente, come osserva il consulente di investimenti Russel Napier, il valore dei depositi in banca sarebbe destinato a scendere in termini nominali. I leader dei grandi della Terra riuniti in Austalia annunceranno formalmente che i depositi sono da considerare semplicemente una parte come tante altre della struttura di capitale delle banche.
In seguito al preventivato fallimento di una banca, a quel punto inevitabilmente i depositi subiranno un tracollo in termini nominali. “Diventerà chiaro a tutti – dice lo strategist indipendente – che un conto corrente in banca non avrà più valore come lo avrà una banconota”.
Se una banconota non può essere soggetta a un calo del valore in termini nominali, come invece potrebbe succedere al denaro depositato in banca, allora sillogismo vuole che le banconote abbiano tutte le credenziali per diventare un sistema di ‘deposito’ da ritenersi più sicuro di un conto corrente bancario.
Se così fosse, è facile immaginare cosa preferiranno risparmiatori e investitori come forma più sicura di deposito. Un tale ribaltone nelle preferenze dei clienti delle banche ha un nome ben preciso: si chiama corsa agli sportelli.
Fonte: ERIC, piattaforma online di consulenza investimenti
(DaC)