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Eternit: prescritto reato. Nessuno paga per morti di amianto

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TORINO (WSI) – Proteste, cortei e persino una preciszione della Suprema Corte. La sentenza della Cassazione sul disastro ambientale e salutare presumibilmente provocato dalla mulitinazionale dell’amianto Eternit, che ha annullato la condanna precedentemente comminata, ha creato un putiferio.

Nella sentenza di ieri sera sull’inchiesta, che sancisce la sussistenza del disastro ambientale ma prescrive il reato, la Corte di Cassazione “non si è occupata dei “singoli episodi di morti e patologie sopravvenute” che “non erano oggetto del giudizio”.

Lo precisa in una nota la Corte di Cassazione all’indomani del processo, spiegando che dal momento in cui l’evento si è consumato, con la chiusura degli stabilimenti Eternit avvenuta nel 1986, è decorso il termine di prescrizione. In pratica il disastro ambientale si è verificato fino al 1986 e il reato in essere cade in prescrizione.

Sul caso è intervenuta anche la Corte Suprema, che ha precisato come il giudizio della Cassazione avesse come oggetto “esclusivamente l’esistenza o meno del disastro ambientale, la cui sussistenza è stata affermata dall Corte, che ha dovuto, però, prendere atto dell’avvenuta prescrizione del reato, essendosi l’evento consumato con la chiusura degli stabilimenti Eternit avvenuta nel 1986, data dalla quale è iniziato a decorrere il termine di prescrizione”.

“Un vero e proprio scandalo”, tuona l’associazione “Mai più amianto”, che riunisce i familiari delle vittime dello stabilimento Eternit di Bagnoli a Napoli. Proteste sulla sentenza piovono anche dai sindacati, dalle associazioni ambientali e dalla politica. Il premier Renzi ha addirittura chiesto di cambiare le norme che regolano la prescrizione.

La sentenza annullata per prescrizione è quella del 3 giugno 2013 dalla Corte d’appello di Torino, che aveva condannato l’imputato a 18 anni di reclusione per disastro doloso. Cancellati anche i risarcimenti alle vittime e ai loro familiari.

Secondo i critici la decisione lascia senza giustizia e risarcimento le 3.500 vittime finora contate e i loro familiari. Il sindaco e i cittadini di Casale Monferrato (Piemonte), luogo dove la società aveva uno storico stabilimento presente dal 1907, sono scesi in piazza durante la giornata di lutto cittadino indetto dal Comune per la sentenza che ha annullato la condanna del magnate Stephan Schmidheiny.

Concetta Palazzetti, sindaco di Casale Monferrato, uno dei centri più colpiti dalla tragedia della Eternit, ha promesso ‘battaglia’. “Continueremo comunque a batterci anche nelle sedi internazionali, la sentenza è stata annullata per prescrizione non perché non c’è reato”.

Si è chiusa intanto l’inchiesta bis in cui è indagato per omicidio volontario proprio il magnate della multinazionale, Schmidheiny. L’indagine della Procura di Torino è coordinata dal Pm Raffaele Guariniello.

Nel 1987 il sindaco del Comune emanò un divieto per l’utilizzo di amianto nel territorio in seguito ai danni emersi. Il contenzioso legale ha le sue radici nel lontano 1981, uando ebbe inizio un’importante causa civile contro Eternit e anche Inail. Allora si accertò, nei tre gradi di giudizio, che sussisteva la morbigeneita ambientale e pertanto sussistevano ancora condizioni di rischio d’interno di tutto lo stabilimento.

Il processo penale vero e proprio nei confronti dei dirigenti di Eternit è iniziato più di 20 anni fa, nel 1993. Lo stabilimento di Eternit di Casale Monferrato è stato smantellato nel 2005.

(DaC)