NEW YORK (WSI) – Per voce del suo ministro dell’Economia, l’Italia ha accusato l’Unione Europea di usare metodologie ‘traballanti’ per valutare le politiche fiscali dei paesi del blocco a 18.
In un’intervista concessa al Financial Times, il capo del Tesoro Pier Carlo Padoan ha accesso la polemica propria in vista del primo verdetto che la Commissione Europea da poco formata darà sui budget dei singoli stati membri.
Nel dettaglio Padoan ha puntato il dito contro il sistema con cui l’Ue misura i gap di produzione – ovvero l’importo che manca al Pil di un paese per sfruttare appieno il suo potenziale.
Secondo l’ex funzionario dell’Ocse, il sistema è superato e sottostima la gravità della recessione che ha lasciato la crisi finanziaria scoppiata nel 2008 in Usa e poi propagatasi in Europa nella forma della crisi del debito sovrano.
“Le decisioni che vengono prese da un apparato analitico cosi’ incerto
sono importanti”, ha detto Padoan, precisando che “si ha a che fare con
risorse che influenzano la vita dei cittadini e quindi non si può giocare
con esse”.
L’ammontare del gap citato da Padoan è fondamentale, perché è con esso che l’Unione europea calcola i deficit strutturali di bilancio, che di base
tengono conto dell’impatto dei cicli economici.
L’Italia sostiene che sarebbe in surplus solo se Bruxelles ammettesse che l’Italia ha un gap produttivo del 5,1% del Pil nel 2014 e non del 3,5%. Per Padoan il 3,5% è molto più basso del tasso calcolato dall’Ocse, organizzazione per cui ha lavorato come chief economist.
L’idea che il 5,1% indicato dall’Organizzazione della Cooperazione e Sviluppo Econmico sia meglio del 3,5% lascia sbalorditi molti analisti. Secondo Mike Shedlock, consulente investimenti di Sitka Pacific Capital Management, i calcoli dell’Italia sono altrettanto zoppicanti e la proposta di Padoan è discutibile.
(DaC)