ROMA (WSI) – Se tutto procede come previsto, il tanto discusso Jobs Act, la riforma del lavoro del governo Renzi, la uarta in 5 anni, dovrebbe essere approvato entro il 9 dicembre.
Ormai in Aula manca solo il via libera all’ultimo emendamento, poi sarà la volta dell’esame dell’ordine del giorno. Di conseguenza aumentano le chance che il testo contestato, che ha spaccato in alcuni frangenti lo stesso il PD, arrivi a ultimazione senza il ricorso al voto di fiducia.
Come anche ipotizzato dal premier Matteo Renzi, il Jobs Act – che prevede un nuovo alleggerimento dell’articolo 18 dopo le modifiche già apportate con la Riforma Fornero – potrebbe essere approvato in seconda lettura al Senato entro due settimane, per far sì che possano essere varati alcuni decreti delegati prima della fine dell’anno.
Ieri 17 deputati della minoranza dem del PD hanno votato con l’opposizione in un emendamento che di fatto difende il diritto al reintegro in azienda dopo un anno di prova, dunque il ripristino dell’articolo 18 dopo l’anno di prova.
Ed è proprio l’articolo 18 a mettere in crisi la maggioranza del Partito Democratico. A “Piazzapulita” su La7, Pippo Civati ha preannunciato che lui e altri 30 parlamentari non voteranno a favore del testo proprio per la loro contrarietà verso l’articolo che disciplina le modalità di reintegro.
Ieri non sono mancati momenti di bagarre in Aula. Due deputati del Movimento 5 Stelle sono stati espulsi dal Vicepresidente Roberto Giachetti perché non permettevano al presidente della commissione Lavoro Cesare Damiani di intervenire.
Di seguito i contenuti della riforma, messi in ordine da Reuters.
RIORDINO DELLE FORME CONTRATTUALI E SEMPLIFICAZIONE
La principale novità introdotta alla Camera è la modifica all’articolo 18. Il governo avrebbe voluto disciplinare la materia nei decreti delegati che saranno varati dopo la riforma, ma la minoranza Pd ha insistito per farlo subito, preferendo non concedere a Matteo Renzi ulteriori margini di manovra. In sede di decreti, infatti, il parere del Parlamento non è vincolante.
La delega prevede che la forma da privilegiare per le nuove assunzioni sia il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in base all’anzianità di servizio.
Per i lavoratori con questo contratto resterà il diritto al reintegro per i licenziamenti illegittimi discriminatori. Sarà possibile solo l’indennizzo per i licenziamenti economici, mentre per quelli disciplinari ingiustificati il reintegro sarà limitato a “specifiche fattispecie”.
La delega punta a ridurre le tipologie contrattuali, superandone alcune come i co.co.co, e introduce il compenso orario minimo.
Sarà possibile demansionare il lavoratore ed effettuare il controllo a distanza su impianti e strumenti di lavoro.
RIORDINO DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI
La riforma punta a introdurre un sistema di ammortizzatori sociali universale (Aspi) e a ridurre il ricorso alla cassa integrazione. L’accesso all’Aspi sarà condizionato dalla partecipazione obbligatoria a programmi di politica attiva.
Il testo della Camera precisa che la cassa integrazione sia esclusa solo in caso di cessazione definitiva dell’attività aziendale, e introduce la possibilità che le aziende in crisi siano acquisite dai dipendenti.
TUTELA MATERNITA’ E SERVIZI PER IL LAVORO
La delega prevede l’estensione della maternità alle lavoratrici parasubordinate; un credito d’imposta per le lavoratrici con figli minori o disabili non autosufficienti; la promozione del telelavoro e delle forme flessibili; la possibilità di cessione dei giorni di ferie tra lavoratori per curare i figli minori.
Previsti l’istituzione dell’Agenzia nazionale per l’occupazione, il rafforzamento dei servizi per l’impiego e l’unificazione delle comunicazioni alla Pa.