ROMA (WSI) – Per lanciare il QE, non è necessario secondo Mario Draghi un consensus unanime. Lo ha detto lui stesso, nella conferenza stampa seguita alla decisione della Bce di lasciare i tassi invariati al minimo storico:0,05%. “Non abbiamo bisogno dell’unanimità per il QE”, ha affermato.
Detto questo, l’ex Goldman Sachs non avrà bisogno dell’unanimità, forse, ma della maggioranza sì. Ed ecco la notizia per lui, per la Bce e per tutta l’Eurozona. Oltre che per quegli investitori, trader e operatori di mercati che continuano a sperare che prima o poi l’Eurotower pronunci la fatidica parola: “QE!.
Stando a un report del Die Welt, Mario Draghi “ha appena perso il sostegno della maggioranza del Consiglio direttivo”. La stampa tedesca esulta: “la resistenza interna verso Draghi è ora maggiore di quanto si pensasse in precedenza. (Draghi) non può più contare sulla maggioranza del Consiglio direttivo, al momento. Oltre a Sabine Lautenschläger e Yves Mersch, che non avevano fatto nulla per nascondere lo scetticismo riguardo a un eventuale acquisto dei bond, ora a essere contrario è anche il francese Benoit Coeuré.
“Draghi ha ancora la possibilità di far valere la sua posizione, perchè alla fine a decidere è la proporzione dei voti del Board. Tuttavia, nel Consiglio direttivo costituito da 24 membri, tra governatori delle banche centrali nazioni, ci sono più voti contro, tra cui quello del presidente della Bundesbank Jens Weidmann.
Weidmann che ha appena lanciato un altro avvertimento al banchiere centrale, sottolineando che la politica monetaria è troppo espansiva per la Germania.
(Lna)