NEW YORK (WSI) – Raffiche di vendite alla Borsa di Mosca, che oggi precipita ai minimi da luglio 2009 a seguito del nuovo tracollo dei corsi petroliferi sui mercati mondiali e delle crescenti speculazioni sulla solidità della stessa Russia. L’indice Micex ha lasciato sul terreno il 2,4% e l’Rts il 3,6%.
I riflettori sono oggi puntati sul petrolio, che ha toccato nuovi minimi degli ultimi cinque anni e che, per le casse russe, rappresenta oltre il 70% dell’export. Pesano inoltre le sanzioni e i loro effetti sempre più stringenti sull’economia del Paese. In questo contesto, tra gli osservatori c’è chi comincia a sollevare il rischio di un default per Mosca.
Seduta da dimenticare anche per il rublo: la divisa russa, che da inizio anno ha perso quasi il 40% del proprio valore rispetto al dollaro, è scesa in giornata ai nuovi minimi assoluti nei confronti delle principali valute, fino a 53,66 per un biglietto verde e a 65,80 per la divisa unica. Rispetto a venerdi il calo è stato rispettivamente del 2,2% e dell’1,8%.
A fare da contorno c’é il generale rafforzamento del dollaro, che continua a richiamare liquidità dai mercati a rischio, e anche la contestuale ripresa a Minsk dei negoziati di pace per la crisi in Ucraina. Su quest’ultimo punto pochi confidano in risultati apprezzabili e questo alimenta ulteriormente la speculazione ribassista.
Come se non bastasse Sberbank, il maggiore istituto di credito del Paese, oggi e’ stata ‘bocciata’ anche dalla Bank of America (giudizio di mercato portato a ‘neutral’ da ‘buy’) e ha perso il 3,5%, tornando sui livelli dell’ottobre 2011. (mt)