MILANO (WSI) – Il trend dei prezzi del petrolio continua a condizionare il trend dei mercati azionari di tutto il mondo, ma oggi ad affossare Piazza Affari e le borse europee sono la paura sul futuro dell’Eurozona, e in particolare della Grecia, insieme al profit warning di Tesco e al rallentamento della Cina.
Il Ftse MIB ha perso il 2,81% chiudendo a 19.390 punti. Si registrano vendite generalizzate sui titoli. Si salva solo Mediaset. “Il fattore Grecia penalizza soprattutto i finanziari. Più in generale, ritengo che da qui alla fine dell’anno il mercato si muoverà lateralmente quindi ogni discesa dell’indice potrebbe essere un’occasione di acquisto”, osserva a Reuters un broker della borsa milanese.
La Borsa di Atene registra il tonfo peggiore dal crash dei mercati azionari globali del 1987, e la sua performance ricorda al mondo che la questione greca è ben lontana dall’essere risolta, così come sono ben lungi dall’essere risolti i problemi dell’Eurozona. Ftse Mib accelera al ribasso, cede fino a -2% a 19.550 circa.
Tensioni anche sul mercato dei titoli di stato, spread Italia-Germania +8% circa, supera 133 punti base, a fronte di tassi sui BTP decennali che tornano al 2%. I timori sul futuro dell’Eurozona zavorrano le banche.
Sul Ftse Mib, dopo aver segnato un +4,38% teorico, congelata al rialzo, nei primi minuti di contrattazioni, Mps vira in rosso. Sul settore pesano possibili richieste di nuovi accantonamenti da parte della Bce. Peggio va per le Popolari, Intesa e Unicredit.
Rimangono sotto i riflettori – e in preda alle vendite – gli energetici. Eni, Tenaris e Saipem: nessuna è risparmiata dalla lettera. A frenare gli acquisti il taglio del 20% degli investimenti 2015 deciso dall’Americana Conoco. Tra gli altri titoli, molto male anche Finmeccanica e Yoox, che accusano cali superiori al 5%.
Dopo aver testato i minimi in oltre cinque anni, sia le quotazioni del contratto Brent che quelle dei futures scambiati a New York recuperano terreno. Futures +0,78% a $63,54, Brent +0,47% a $66,50.
Il Brent era sceso fino a 65,50 dollari al barile, valore minimo da settembre 2009, mentre il benchmark Usa WTI era scivolato fino a 62,53 dollari al barile, ai minimi da luglio 2009. Balzo anche dell’oro, +0,91% a $1.205,80.
Vendite anche sull’azionario asiatico, che ha scontato sia il calo di Wall Street, il peggiore in quasi sette settimane, che l’apprezzamento dello yen – che ha pesato sui titoli delle società esportatrici del Giappone. Chiusura negativa per l’indice Nikkei-225, dopo aver toccato ieri il suo massimo da 7 anni. Calo -0,68% a 17.813 punti.
In ambito valutario, l’euro +0,64% a $1,2396 Il biglietto verde scende sullo yen, a 119,48 (-1%); Euro/yen -0,34% a JPY 148,14. (Lna-DaC)
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