PARIGI (WSI) – L’Iva al 22% è poco efficace in Italia. Lo rileva l’Ocse nel suo rapporto sulle entrate.
Su questi livelli, l’imposta si trova ben al di sopra della media Ocse del 19,1%, ma allo stesso tempo, per via dei casi di esenzioni ed evasione fiscale ha un’efficacia tra le peggiori dell’intera area, pari a 0,38 contro i 0,55 della media.
Per calcolare l’efficacia del sistema di raccolta, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha misurato la differenza tra le entrate teoriche e quelle effettive.
Quanto alla pressione fiscale, in Italia è salita dal 40,6% al 42,6%. Sempre nello stesso arco di tempo la media Ocse ha invece registrato una riduzione, seppur lieve, dal 34,3% al 34,1%.
Se da noi la pressione fiscale misurata dall’Ocse risulta in lieve calo, dal 42,7% al 42,6% del Pil, nei Paesi dell’Ocse è invece salita dal 33,7% al 34,1% tra il 2012 e il 2013 passando.
L’anno scorso nei paesi industrializzati la pressione fiscale ha raggiunto livelli che non si vedevano dall’inizio della crisi finanziaria.
Nel 2012 la nazione con il carico fiscale più alto è risultata la Danimarca, con il 48,6%. Segue la Francia (45%) e poi il Belgio (44,6%), mentre l’Italia si colloca al sesto posto con il 42,6% per poi salire nel 2013.
Tra i paesi dove ai contribuenti vengono chiesti minori sforzi si collocano il Messico (19,7%), il Cile (20,2%), la Corea del Sud (24,3%) e – senza sorprese – gli Stati Uniti (25,4%).
In Italia le entrate fiscali legate all’Iva sono pari al 13,8% di quelle totali, al di sotto di una media Ocse del 13,8%.
Secondo l’organizzazione di Parigi, la struttura delle entrate fiscali italiane si differenzia quindi dalla media Ocse per via di “introiti più elevati dai contributi sociali e dalle tasse sui redditi personali, e una più bassa di introiti dai consumi di beni e servizi e nessuna entrata dalle tasse sul lavoro”.
Analizzando nel dettaglio le cifre dell’Ocse, si scopre che le entrate fiscali italiane derivano per il 30% dai contributi previdenziali e sociali (media Ocse 26%), il 27% dalle imposte sul reddito delle persone fisiche (media 25%), il 26% dalle tasse su consumi di beni e servizi (media 33%), il 7% da quelle sugli utili delle aziende (media 9%), il 6% dalle imposte sulla proprietà (in linea con la media), e il 4% da altre voci.
(DaC)