ROMA (WSI) – Se vuole avere la fiducia dei mercati, l’Italia deve rispettare gli impegni. E’ ormai su base giornaliera, che Roma riceve avvertimenti e/o moniti dalle autorità europee, affinché rimanga sull’attenti verso il problema dei conti pubblici. Stavolta è la Bce che nel suo bollettino di dicembre richiama il paese all’ordine, ricordando che per il 2015, l’Italia prevede un rapporto deficit/Pil al 2,6%, “meno severo rispetto all`obiettivo dell’1,8% del Pil stabilito nell’aggiornamento del programma di stabilità del 2014”.
“Nel complesso, il progetto di bilancio comporterebbe un aumento nel 2015 del fabbisogno finanziario netto dello 0,4 per cento del PiL. Inoltre, i piani del governo indicano un rinvio della scadenza per l’obiettivo di bilancio pubblico a medio termine (cioè il pareggio strutturale del bilancio) al 2017 (in ritardo cioè di due anni rispetto alla raccomandazione del Consiglio Ecofin nel parere pubblicato lo scorso luglio) e una deviazione dalla regola del debito. In prospettiva, è importante assicurare il pieno rispetto dei requisiti del Patto di Stabilità e Crescita (Psc) e della regola del debito per non mettere a repentaglio la sostenibilità delle finanze pubbliche e preservare la fiducia dei mercati”, è scritto nel bollettino.
Belgio e Italia, al momento, non rispettano la regola di riduzione del debito pubblico, fissata dal cosiddetto “braccio preventivo (Fiscal compact)”, tiene a precisare la Bce -Se la Commissione confermerà la propria valutazione di violazione della regola del debito, dovrà redigere in seguito una relazione ai sensi dell’articolo 126, paragrafo 3, del Trattato che potrebbe portare a una procedura per i disavanzi eccessivi basata sul debito, a meno che si rilevino fattori attenuanti per l’inosservanza del parametro del debito”, scrive la Bce nel Bollettino di dicembre. Poi la Francia che invece non rispetta la regola del 3% nel rapporto deficit/pil del Patto di stabilità e di crescita, “se il Consiglio confermerà l’attuale valutazione di inosservanza del PSC, ciò potrebbe comportare da ultimo il passaggio alla fase successiva della procedura per i disavanzi eccessivi, ivi comprese eventuali sanzioni”.
Il documento, come ogni mese, fa anche il punto della situazione sull’economia: “I dati più recenti e i risultati delle indagini congiunturali pervenuti fino a novembre confermano il quadro di un profilo di crescita più debole nel prossimo futuro. Nel contempo, permangono le prospettive di una modesta ripresa dell’economia nell’area dell’euro”.
Continuando, “da un lato, la domanda interna dovrebbe essere favorita dalle misure di politica monetaria, dai miglioramenti in atto nelle condizioni finanziarie, dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali, nonché dal calo significativo dei prezzi dell’energia che sostiene il reddito disponibile reale. Inoltre, la domanda di esportazioni dovrebbe trarre beneficio dalla ripresa mondiale. Dall’altro lato, è probabile che la disoccupazione elevata, la cospicua capacità produttiva inutilizzata e i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continuino a frenare la ripresa”.
E di nuovo, puntuale, la promessa: “Qualora si rendesse ancora necessario far fronte a rischi connessi con un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato, il Consiglio direttivo rimane unanime nel suo impegno a ricorrere a ulteriori strumenti non convenzionali nel quadro del proprio mandato”.
“Tutte le misure di politica monetaria sono orientate a sostenere il saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione a medio-lungo termine, in linea con l’obiettivo del Consiglio direttivo di mantenere i tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento, e contribuiscono a riportare i tassi di inflazione verso tali livelli”, sottolinea l’istituto di Francoforte. (Lna)