ROMA (WSI) – La bolla delle obbligazioni energetiche junk sta esplodendo. E’ quanto scrive in un articolo Mike “Mish” Shedlock, rinomato consulente di investimento per SitkaPacific Capital Management.
“L’elemento catalizzatore è stato il calo dei prezzi del petrolio”. Un esempio indicativo è quello dei junk bond di Energy XXI, che sono scivolati di 64 centesimi di dollaro rispetto ai 106,3 centesimi dallo scorso settembre, e che rendono al momento più del 27%.
In totale, il mercato dei bond energetici junk ha un valore di $550 miliardi. Tuttavia, con le società energetiche – che hanno emesso queste obbligazioni – in forte crisi di redditività a causa dello scivolone dei prezzi del petrolio, una carrellata di default su tali bond è praticamente certa.
Secondo Mish “ci saranno molti default. E questo è quanto accade quando le bolle scoppiano. Ovviamente la Fed è responsabile di tutto questo, in quanto ha tenuto i tassi di interesse ai minimi record, stimolando così qualsiasi tipo di investimento speculativo”.
“Mish” Shedlock si riferisce a un articolo di Bloomberg: “Fed Bubble Bursts in $550 Billion of Energy Debt: Credit Markets”, in cui si rileva che, secondo Deutsche Bank, dall’inizio del 2010 i produttori di energia hanno raccolto appunto $550 miliardi di fondi attraverso l’emissione di nuove obbligazioni e prestiti, con la Fed che ha garantito che i costi di finanziamento fossero vicini allo zero.
Ma ora, con il collasso dei prezzi del petrolio, gli investitori si stanno interrogando sulla capacità di alcuni emittenti di onorare i propri debiti. La società di ricerca CreditSights prevede a tal proposito che il tasso di default per i bond energetici junk raddoppierà all’8% il prossimo anno.
“Tutto ciò che diventa una mania, finisce male – commenta Tim Gramatovich, responsabile investimenti presso Peritus Asset Managament, con sede a Santa Barbara, in California – E questa è una mania”.
Stando ai dati di Bank of America Merrill Lynch, i tassi sui bond energetici con valutazione junk sono balzati al record in più di cinque anni al 9,5%, nel corso di questa settimana, contro il 5,7% di giugno. (Lna)
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