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Partite Iva: accesso ai minimi bandito per chi supera 20mila euro

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ROMA (WSI) – Mentre i giovani professionisti under 35 si affrettano ad aprire le partite Iva prima della fine dell’anno, il governo sta studiando di portare dal 2015 a 20 mila euro il limite dei redditi cumulati da dichiarare per poter rientrare nello status agevolato.

Per chi avrà redditi cumulati tra lavoro dipendente e autonomo superiori a 20 mila euro sarà infatti vietato l’accesso al regime dei nuovi minimi 2015, che vedrà salire al 15% l’aliquota dell’imposta unica.

La Commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera all’emendamento del relatore alla manovra, Giorgio Santini del PD.

Se da un lato la soglia passa a 20 mila euro per le attività economiche extra, rimane invece invariato il limite di 15 mila euro per l’accesso ai minimi per i liberi professionisti.

Chi ha già cominciato l’attività di professionista indipendente e che non ha ancora terminato i 5 anni di applicazione oppure non ha ancora raggiunto i 35 anni di età, può continuare ad applicare l’imposta sostitutiva al 5% sempre se rispettando il limite dei ricavi fino a 30.000 euro.

Motivo per cui in questi giorni si sta registrando una corsa all’apertura di partite Iva degli under 35, che vogliono usufruire del regime ultra vantaggioso dei minimi attuale, che prevede un’imposta unica al 5%.

La sostanziale differenza rispetto al vecchio regime è che fino al 2014 si poteva entrare nel regime dei minimi nel rispetto di requisiti molto rigidi in merito a limite di età e ricavi a 30.000 euro, nel 2015 invece tutti possono entrare nel regime agevolato “autonomi”, purché non superino i limiti dei ricavi, che, a seconda dell’attività svolta, variano appunto dai 15.000 euro di professionisti, intermediari del commercio, costruzioni, attività scientifiche, sanitarie o di istruzione, ai 40.000 euro di chi opera nel commercio all’ingrosso.

Ieri il parlamento ha anche dato il via libera all’emendamento del relatore Giorgio Santini (Pd), che prevede un credito d’imposta del 10% per le imprese senza dipendenti. La misura riguarda 1,4 milioni di automi che, non avendo dipendenti, non possono dedurre dall’Irap il costo del lavoro e sarebbero dunque penalizzati dall’aumento dell’aliquota Irap dal 3,5% al 3,9% previsto dalla legge di stabilità.

Come già annunciato ieri il credito d’imposta costerà allo stato in termini di gettito 163 milioni di euro dal 2016.

(DaC)