NEW YORK (WSI) – Il crollo del prezzo del petrolio sta mettendo in ginocchio l’industria petrolifera del Mare del Nord, che è molto vicina al collasso.
E’ l’allarme lanciato da Robin Allan, presidente di Brindex, l’associazione britannica degli esploratori indipendenti, ossia delle piccole compagnie petrolifere inglesi, secondo cui con i prezzi del greggio sotto i 60 dollari al barile, per i gruppi del settore è diventato impossibile estrarre petrolio con profitto dai pozzi del Mare del Nord.
L’allarme arriva all’indomani della pubblicazione da parte del Telegraph della notizia secondo la quale circa 55 miliardi dollari di sterline di investimenti nel Mare del Nord e l’Europa rischiano di saltare a causa della flessione dei prezzi delle quotazioni dell’oro nero.
Sulla stessa linea anche Sir Ian Wood, altro esperto britannico del settore, che in risposta all’allarme lanciato da Allen ha paventato anche il rischio che, per limitare le perdite, le aziende debbano licenziare fino a 15 mila dipendenti, chiudere gli impianti più vecchi e meno redditizi e rinviare nuovi progetti esplorativi.
A questo proposito va ricordato che, le preoccupazioni sulla capacità dei big petroliferi del Mare del Nord di sopportare la crisi attuale sono aumentate dopo che a fine novembre, l’Opec ha deciso di mantenere la produzione al ritmo attuale di 30 milioni di barili al giorno. Ciò ha accelerato la corsa la ribasso del greggio, che da giugno riporta una flessione del 45 per cento circa. (mt)
Fonte: The Telegraph