NEW YORK (WSI) – Mentre la Grexit, ovvero l’ipotesi di un’uscita della Grecia dalla zona euro torna ad essere un’opzione possibile secondo molti osservatori, a partire dal primo gennaio l’Eurozona si arricchirà di un nuovo componente, passando da 18 a 19.
Giovedì prossimo, la Lituania abbandonerà la sua valuta nazionale, la litas, per aderire alla moneta comune. Si tratta dell’ultimo Paese baltico, dopo Estonia (2011) e Lettonia (2014) a compiere questa scelta che, anche alla luce della crisi ucraina, assume un significato geopolitico, oltre che economico.
In un’intervista al Financial Times, Rimantas Sadzius, ministro delle Finanze, ha descritto l’adesione all’euro come “l’ultima fase di integrazione della Lituania nel mondo occidentale” che ha avuto inizio 10 anni fa con il suo ingresso nella NATO e nell’UE.
Il Wall Street Journal ha invece sottolineato l’importante cambiamento che l’ingresso della Paese Baltico porterà nelle procedure di voto alla Banca centrale europea. Fino ad ora, tutti i membri del Consiglio direttivo hanno goduto del diritto di voto. Dal primo gennaio, invece, il diritto di voto sarà condiviso seguendo il criterio delle dimensioni dei paesi. I cinque maggiori paesi condivideranno quattro voti, mentre i 14 più piccoli 11.
Il cambiamento è importante perché significa che al rappresentante della Germania alla Bce, Jens Weidmann, verrà negato il voto una volta ogni cinque incontri. (e ciò potrebbe essere per alcuni un aiuto a favore del QE che la Bundesbank tanto critica)
“L’entrata nell’Euro – spiega a Bloomberg il banchiere centrale di Vilnius, Vitas Vasiliauskas – è uno strumento per approfondire la nostra integrazione europea: piu’ vicini siamo all’Occidente, piu’ lontani siamo dall’Est. Come governatore della Banca centrale non dovrei intervenire in un dibattito geo-politico ma questa e’ oggi la situazione”.
Con i suoi tre milioni di abitanti, questa ex repubblica sovietica, indipendente dal 1990, è dal 2004 parte della Nato di cui ospita nel suo territorio alcune basi. (mt)