MILANO (WSI) – Piazza Affari in rialzo, scende dai massimi intraday, ma conclude la prima sessione del 2015 in terreno positivo. Focus sui rendimenti dei BTP decennali, che hanno toccato un nuovo minimo storico, scendendo all’1,73%. Effetto Draghi sui mercati; il numero uno della Bce ha di fatto ammesso di non poter escludere il rischio di deflazione nell’Eurozona, inducendo gli investitori a scommettere su un QE sempre più vicino. Spread BTP-Bund in forte calo, -5,26% a 126,47 punti base.
Immediata reazione anche sui mercati valutari, con l’euro sceso fino al minimo di $1,2009, dopo aver riportato la perdita su base annua più forte, nel 2014, dal 2005.
A fine seduta di Piazza Affari euro/dollaro -0,67% a $1,2021. Dollaro/yen +0,23% a JPY 120,05. Euro/yen -0,43% a JPY 144,29.
Per alcuni strategist, la moneta unica continuerà a cedere terreno anche nel 2015.
Sul Ftse Mib acquisti sulle banche: Mps +2,23%, Bper +2,29%, BPM +4,88%, Banco Popolare +1,99%, Intesa +1,32%, Ubi Banca +2,10%, Unicredit +1,69%. Tra titoli di altri settori Cnh Industrial -1,94%, Mediaset -0,41%, FCA +0,73%, Pirelli -0,89%, Telecom Italia -0,79%, Terna -0,43%, Yoox -2,34%.
“Fino a quando le banche centrali continueranno a sostenere i tassi di crescita in modo aggressivo, dovremo essere fiduciosi guardando al 2015 – ha commentato in una intervista rilasciata a Bloomberg Thomas Thygesen, responsabile della divisione di strategia di cross-asset presso Skandinaviska Enskilda Banken AB, a Copenhagen – Tuttavia, ci sono diversi fattori nel primo trimestre che potrebbero mettere a rischio questo scenario. Se i prezzi del petrolio non si stabilizzeranno, per esempio, molti inizieranno a pensarla in modo differente”.
Non sono sicuramente di buon auspicio le notizie arrivate oggi dal fronte macro.
La lettura finale dell’indice PMI dell’area euro si è attestata a 50,6 punti a dicembre, stando ai dati diffusi da Markit Economics. Sebbene in rialzo dal minimo in 17 mesi di 50,1 punti testato a novembre, il dato rimane sotto i 50,8 della lettura preliminare diffusa il 16 dicembre e appena al di sopra della linea di demarcazione di 50 punti, tra fase di contrazione (valori al di sotto) e fase di espansione (valori al di sopra).
L’azionario europeo è riuscito a concludere il 2014 salendo per il terzo anno consecutivo, e mettendo a segno un rialzo +4,4%, al tasso più basso – su base annua – dal 1992 e decisamente inferiore rispetto ai rally +17% del 2013 e +14% del 2012.
A dicembre l’indice Stoxx 600 ha perso -1,4%, soffrendo il primo dicembre in perdita dal 2008.
Riguardo alle commodities, i futures sul greggio americano tornano a fare dietrofront, scendendo -0,73% a $52,88 al barile, mentre ancora più sostenute sono le perdite del Brent, che cede -2% circa a $56,22.
Sia per il Brent che per il contratto WTI si tratta della sesta settimana consecutiva di cali.
A pesare, i dati sulla produzione di petrolio in Russia e Iraq, che sono balzati ai livelli più alti in decenni, nel mese di dicembre. Il Brent è così sceso a $55,48, minimo dal 7 maggio del 2009, dopo aver perso -48% nel 2014. WTI ha ceduto lo scorso anno -46% e in giornata è scivolato fino a $52,03, al valore più basso dallo primo maggio del 2009.