ATENE (WSI) – Se Syriza vincesse le elezioni il debito pubblico greco stimato sui 330 miliardi di euro verrebbe rinegoziato come promesso da Alexis Tsipras, il leader del partito dato in vantaggio nei sondaggi.
Qualora il partito anti austerity riuscisse a ottenere il taglio dei due terzi del passivo statale, l’Italia dovrebbe dire addio a quasi 30 miliardi di euro, l’1,7% del pil. Per la Germania la somma evaporata sarebbe di 40 miliardi.
Sono le stime pubblicate dal Financial Times, che ha effettuato un sondaggio tra economisti.
La Germania, stando alle ultime indiscrezioni stampa, ha aperto all’ipotesi di trattare con il nuovo governo greco. Lo riporta Bloomberg, citando un gruppo di deputati vicini al governo della cancelliera Angela Merkel, che hanno chiesto di rimanere anonimi.
Merkel non ha preso bene che le rivelazioni siano uscite nei media. Paradossalmente, infatti, i dettagli emersi danno una bella spinta a Syriza in vista delle elezioni del 25 gennaio, perché allontanano la paura di un default e di un abbandono della moneta unica in caso di vittoria alle urne del partito di sinistra.
Secondo le indiscrezioni, pur non essendo disposto ad accettare un condono parziale del debito o “haircut”, il governo tedesco potrebbe assecondare una diminuzione dei tassi oppure un allungamento delle scadenze, a patto che il governo greco non metta in discussione l’esigenza di condurre politiche di rigore.
Il 62% del debito pubblico ellenico è in possesso dei governi europei, il 10% fa capo al Fondo Monetario Internazionale e l’8% è in mano alla BCE, che ha acquistato titoli pubblici tra il 2010 e il 2011 per frenarne la corsa dei rendimenti.
La Germania è il paese più esposto con 60 miliardi di prestiti verso la Grecia, seguita dalla Francia con 45 miliardi e dall’Italia con 43,5 miliardi.
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In termini percentuali di Pil, i tedeschi sono esposti per il 2,2%, come i francesi. Il nostro paese è esposto per il 2,5%, ma visto il Pil molto più ristretto, è il Portogallo a rischiare di più (3,2%).
Tsipras chiede la fine delle misure di austerity e la rinegoziazione del debito, con possibile abbattimento dal 175% del Pil al 90%. Ciò implicherebbe un taglio di due terzi a carico dei creditori pubblici, che sono in possesso dell’80% dei 340 miliardi di debito ellenico.
Se i creditori internazionali della Troika (Bce, Commissione Ue e Fmi) non riescono a trovare un accordo con l’amministrazione greca, il paese dovrà lasciare l’area euro e tornare ad adottare la dracma. L’evento sarebbe catastrofico e alimenterebbe i timori che anche altri paesi fortemente indebitati che non riescono a crescere (come Italia e Portogallo) potrebbero fare la stessa fine.
(DaC)