PARIGI (WSI) – I due fratelli Kouachi, sospettati di essere gli attentatori della redazione di Charlie Hebdo, sono stati uccisi dalla polizia. Spari ed esplosioni nel capannone di Dammartin, dove i due fratelli si erano rifugiati. I due avevano detto di voler morire come martiri. Liberato il giovane che avevano preso in ostaggio.
Tuttavia, presso il negozio di alimentari kosher, in cui il killer di Montrouge ha preso in ostaggio alcune persone, 4 ostaggi sarebbero morti.
Il killer aveva ucciso ieri una poliziotta nel corso di un’altra sparatoria a Parigi. E’ stato ucciso dalla polizia e identificato come Amedy Coulibaly. Altri ostaggi sono stati liberati.
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PARIGI (WSI) – Continua la caccia ai due presunti attentatori della redazione di Charlie Hebdo. Sparatoria, inseguimenti, raid in azienda e un ostaggio. Sono scene da film thriller quelle che vive la Francia a due giorni dall’attentato alla rivista satirica che ha provocato la morte di 12 persone.
Nella sparatoria avvenuta oggi durante un inseguimento a nord di Parigi ci sarebbero stati due morti e diversi feriti, secondo i media francesi. La notizia non è stata confermata dalla polizia, ma le foto di poliziotti ed elicotteri accorsi sul posto vanno in quella direzione.
Alla caccia dei due fratelli franco-algerini sospettati di essere gli autori della strage compiuta alla Bastiglia, a Parigi, le forze di sicurezza hanno effettuato un raid in un’azienda nel nordest della capitale, a Dammartin-en-Goele.
I due sospetti, che pare abbiano preso in ostaggio una persona, sono accerchiati. La polzia, riferisce AFP, ha stabilito un contatto telefonico con i due presunti criminali.
Una foto di Le Monde mostra i poliziotti accorsi sul posto. Dammartin-en-Goele è un piccolo comune nel dipartimento di Seine-et-Marne.
Il governo francese ha poi confermato il legame tra la sparatoria di ieri a Montrouge, a sud di Parigi, e l’attentato contro Charlie Hebdo.
I due sospetti hanno detto che vogliono morire come martiri. I funzionari francesi hanno riferito che uno dei due fratelli Kouachi si è addestrato in in Yemen con un gruppo affiliato di al Qaeda. Uno dei due, Cherif, faceva parlare di sé già nel 2005. Allievo di un predicatore che preparava volontari per combattere in Iraq, Cherif è stato convinto facilmente del fatto che ci siano prove degli attentati suicidi: “nei testi è scritto che è provato che bisogna morire da martiri”, diceva.
“Farid (il predicatore, NdR) ha dato un senso alla mia morte”. Nel 2008 Cherif è stato condannato a tre anni di prigione di cui 18 mesi con la condizionale per aver partecipato all’istituzione di una rete che riuniva combattenti pronti a battersi in Medioriente in nome dell’Islam.
(DaC)