BERLINO (WSI) – Alla fine dell’anno si sono raffreddati ulteriormente i prezzi al consumo in Germania. L’inflazione è infatti scesa ai minimi di 5 anni in dicembre.
Per un paese ossessionato dalla paura di una iperinflazione i dati dovrebbero essere interpretati positivamente. In realtĂ rischiano di dare a Mario Draghi giustificazioni e munizioni in piĂą per fare fuoco con il suo bazooka di allentamento monetario.
L’indice CPI chiude il 2014 allo 0,9% su base annuale. In dicembre il risultato rispetto all’analogo periodo 2013 è stato di +0,2%. Si tratta dei minimi da ottobre 2009. Su base mensile crescita zero da due mesi: il valore è rimasto infatti invariato, così come era avvenuto in novembre.
Il mese precedente il risultato era stato positivo per lo 0,6%, mentre i dati preliminari di dicembre indicavano una crescita dello 0,4%.
Sono le letture definitive dell’ufficio di statistica tedesco.
I prezzi rimangono pertanto pericolosamente vicini alla stagnazione. Sono segnali negativi per l’area euro che conferma il trend verso prezzi negativi.
Per scongiurare uno scenario di deflazione, la Bce potrebbe vedersi costretta ad agire e varare misure straordinarie di stimolo monetario. La Germania è uno dei paesi che si oppone con più fermezza a un programma di Quantitative Easing, ma la crescita fiacca nella locomotiva d’Europa e l’andamento dei prezzi dimesso, potrebbero offrire a Draghi una scusa in più per convincere anche i membri più scettici del consiglio direttivo, come il presidente della Bundesbank Jens Weidmann.
(DaC)