ROMA (WSI) – Un mutuo immobiliare che ieri per i cittadini costava un milione in Ungheria e Polonia, improvvisamente costerà 1,2 milioni. È l’effetto della decisione a sorpresa della banca centrale svizzera di sganciare il franco dall’euro. Prima, o per la precisione da settembre 2011, le due valute erano legate al tetto di 1,20. Ora scambiano sulla parità.
Alla fine di novembre i prestiti immobiliari denominati in franchi svizzeri in Polonia erano pari a 131 miliardi di zloty, corrispondenti al 22% del totale dei mutui della clientela retail e al 15% del mercato nel suo complesso, pari a circa l’8% del Pil polacco.
In Ungheria, si legge in un report di Goldman Sachs, il bilancio totale dei prestiti denominati in franchi era di 3.900 miliardi di fiorini nello stesso periodo, una cifra che corrisponde al 26% dell’ammontare complessivo.
L’esposizione individuale delle banche polacche su cui gli analisti di Goldman hanno una copertura differisce in maniera significativa tra loro. MBK e PKO hanno più del 20% di prestiti denominati in franchi svizzeri, mentre per PEO e BHW la percentuale è inferiore al 5%.
Per le banche le implicazioni della svalutazione dello zloty polacco rispetto al franco, dice l’istituto nel report, variano di caso in caso e portano con sé “rischi per la qualità degli asset e in misura inferiore di livelli di capitale e liquidità”.
Le performance molto buone dei contratti esposti al franco negli ultimi 5 anni (2009-14) sono state possibili grazie alla svalutazione del 28% della moneta polacca rispetto alla controparte elvetica.
Fortunatamente le variazioni sui tassi interbancari permettono di mitigare il derioramento della qualità degli asset in Polonia. Il fenomeno è “riconducibile al fatto che il numero di contratti di mutuo con pagamento rateale è rimasto stabile, per via dei tassi di interesse del LIBOR”.
Per rispecchiare il peggioramento della qualità degli asset e il trend principale sui mercati immobiliari, Goldman Sachs ha deciso di tagliare le stime sugli utili delle banche polacche del 3% nel 2015 e 3% nel 2016.
Per le banche ungheresi la situazione è simile. La differenza è che l’esposizione nominale alta è solo temporanea visto che le autorità hanno già avviato il processo di conversione dei prestiti denominati in franchi verso fiorini ungheresi.
Il tasso di conversione è stato fissato in novembre (256 franchi; 309 euro) e le banche scelte (OTP, ERST, RBI) hanno sottolineato di aver ottenuto la liquidità necessaria in euro e franchi svizzeri.
La conversione dei prestiti denominati in valuta svizzera dovrebbe avere effetto il primo febbraio. Il team di analisti di Goldman Sachs non prevede un impatto diretto significativo, per lo meno alla luce delle informazioni a disposizione per il momento.
(DaC)