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Batosta Fmi. Italia cresce al “rallentatore”, tagliate stime

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ROMA (WSI) – L’Italia crescerà nel 2015, ma al rallentatore. E’ quanto afferma il Fondo Monetario Internazionale, che rivede al ribasso le stime sul Pil mondiale. Di fatto, per il 2015 si prevede una crescita globale +3,5%, mentre per il 2016 +3,7%.

Il Fondo monetario internazionale raccomanda di “attenuare” l’austerità per favorire la ripresa. “Bisogna attenuare il risanamento dei conti in ritmo e composizione, in modo da favorire sia la ripresa che le prospettive di crescita di lungo termine”.

“La revisione al ribasso (della crescita del Pil globale) riflette la rivalutazione delle prospettive di Cina, Russia, dell’area euro e del Giappone, ma anche l’attività più debole dei maggiori esportatori di petrolio in seguito al calo dei prezzi del greggio”, afferma l’Fmi, precisando che gli Stati Uniti sono l’unica grande economia per la quale le stime sono state riviste al rialzo.

“La crescita più debole per il 2015 e il 2016” mette in evidenza il “bisogno urgente di riforme strutturali in diverse economie. L’economia globale si trova ad affrontare forti e complesse correnti e controcorrenti”, sottolinea il responsabile economista dell’istituto di Washington, Olivier Blanchard, aggiungendo che il calo dei prezzi del petrolio ha lati positivi e negativi, così come il rafforzamento del dollaro che, anche se rischia di rallentare la ripresa americana, è un ”aggiustamento” positivo.

L’Italia rivede la crescita dopo la contrazione del pil dell’1,4% nel 2013 e dello 0,4% nel 2014, ma il paese rimane indietro ai paesi del G7 sia in termini di crescita del 2015 che nel 2016. Precisamente, il pil italiano crescerà quest’anno dello 0,4%, ovvero 0,5 punti percentuali in meno rispetto alle stime precedenti, per poi accelerare nel 2016 a +0,8% (-0,5 punti).

Effetto crollo del petrolio sul Pil russo che si contrarrà -3% nel 2015 e nel 2016 di un ulteriore 1 per cento. Le cifre sono state tagliate rispettivamente di 3,5 e 2,5 punti rispetto a quelle dell’ottobre del 2014.

Il calo dei prezzi del greggio stanno avendo un impatto sui prezzi al consumo, anche nelle nazioni che stanno crescendo ai ritmi più sostenuti, come Regno Unito e Stati Uniti. Se non interverranno e l’inflazione continuerà a scendere, c’è il pericolo di spirale deflativa anche in Usa e UK, avverte il Fondo.

Tornando in Eurozona, il Pil farà +1,2% e nel 2016 +1,4% (rispettivamente -0,2 e -0,3 punti percentuali rispetto a ottobre). Rallenta anche la Germania, la cui economia crescerà nel 2015 +1,3% e l’anno seguente +1,5%.

“L’attivita’ dell’area euro dovrebbe essere sostenuta dai bassi prezzi del petrolio, da un ulteriore allentamento monetario (anticipato sui mercati finanziari), una politica di bilancio più neutra e il recente apprezzamento del dollaro”.

La Bce – afferma Blanchard – farà quello che gli investitori hanno anticipato. “Sotto un certo punto di vista, il quantitative easing è gia’ avvenuto. I mercati lo hanno anticipato, i tassi di interesse sono scesi, l’euro si è deprezzato. Vogliamo assicurarci che quando ci sarà un annuncio, sarà dell’entità che i mercati si aspettano”.

Riguardo al petrolio: “Dopo il meno 7,5 per cento registrato sulla media dello scorso anno il prezzo del petrolio subirà un ulteriore meno 41,1 per cento sulla media 2015, per poi segnare una parziale risalita, del 12,6 per cento nel 2016. Per l’Fmi la flessione “offre anche una opportunità di operare riforme ai sistemi di sussidi e alle tasse sia nei paesi esportatori che in quelli importatori”.