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Caos Partite Iva, “a rischio iniziative imprenditoriali giovani”

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ROMA (WSI) – Il caos delle Partite Iva così come sono pensate attualmente in Italia mette a rischio le iniziative imprenditoriali, in particolare dei giovani.

È il pensiero espresso da Francesco Pasquali, Direttore del Centro Studi Italia Domani, secondo cui “per consentire ad un lavoratore di generare ricchezza occorre semplificare e in Inghilterra lo hanno capito da tempo”.

“L’obbligo di partita IVA scatta dopo un volume di affari di ben 70 mila sterline, da noi questo obbligo è fissato alla ridicola soglia di 5000 euro. Altro che regime dei minimi, il problema si risolve alla radice portando la soglia dell’obbligo di tenuta della partita Iva a cifre simili a quelle inglesi”.

“Infatti se negli anni passati la partita IVA ha rappresentato un valido rimedio, e spesso un rifugio, per non restare totalmente esclusi dal mercato del lavoro, oggi la situazione è radicalmente cambiata e a questo regime fiscale si continua ad attribuire impropriamente una funzione contrattuale”.

“Lo stallo sulle partite Iva sta mettendo a rischio diverse iniziative imprenditoriali, specialmente tra le nuove generazioni”, dichiara sempre Pasquali.

Il governo ha provato a correre ai ripari per rimediare a quello che il premier Renzi ha chiamato “il più grave errore dell’esecutivo”, ovvero aver penalizzato le partite Iva.

C’è tempo fino al 30 gennaio 2015 per aprire una partita Iva con i vecchi e più convenienti requisiti del regime dei minimi, che consentono una imposta unica al 5% fino a 30 mila euro di ricavi l’anno. Dal 2015 è salita al 15% per ricavi compresi tra 15 mila e 40 mila, a seconda dei singoli casi.

Le condizioni perché la domanda di ammissione ai regimi minimi vantaggiosi venga accettata sono due: essere in possesso dei requisiti richiesti e dichiarare come giorno di inizio attività il 31 dicembre 2014.

Se da un lato sono in corso manovre dell’ultima ora per cercare di non penalizzare le vere partite Iva, è partito un giro di vite per stanare i 400 mile falsi autonomi presunti. Basterà dimostrare di possedere due dei tre requisiti sotto elencati e si potrà far scattare l’assunzione in azienda.

A stabilire le condizioni sono le regole previste dalla legge Fornero, che esordiscono ora. Se si vuole essere assunti come dipendenti bisognerà dimostrare la presenza di una postazione di lavoro fissa presso la sede del committente; che si supera la soglia dell’80% dei corrispettivi annui dovuti alla collaborazione nell’arco di due anni consecutivi; e infine che la durata della collaborazione è superiore agli 8 mesi annui per due anni consecutivi.

Sarà sufficiente avere in contemporanea due degli indicatori per essere assunto in azienda come dipendente.
(DaC)