Il legame inossidabile tra Bce e la finanza. E ora Padoan vuole anche piano salva banche
ROMA (WSI) – Giovedì, 22 gennaio: Mario Draghi lancia il bazooka monetario in Europa: 60 miliardi di acquisti di bond governativi al mese, fino ad almeno a settembre del 2016. Finalmente il QE arriva, e le autorità europee elogiano il banchiere per la sua audacia. Domenica, 25 gennaio: La Repubblica pubblica l’intervista al ministro delle finanze Pier Carlo Padoan:”Bene Draghi, ma non basta”. Serve infatti un piano salva banche.
Molti lettori saranno rimasti stupiti, e si saranno chiesti: ma non è quello che ha già fatto la Bce di Draghi:aiutare le banche? LEGGI Bce di Draghi: un castello di carte (fuori bilancio) per salvare le banche ‘tossiche’, relativo al programma Long Term Refinancing Operation (LTRO), che erogò prestiti alle banche europee al tasso di interesse dell’1% per un arco di tempo di tre anni.
Si accentuò già lì l’opposizione di Jens Weidmann, presidente della Banca centrale tedesca, che disse che i finanziamenti a tre anni erogati alle banche, avrebbero ridotto il dolore senza curare la malattia. I prestiti vennero definiti dal numero uno della Bundesbank, semplice morfina.
L’acronimo QE, prima di diventare realtà, era già utilizzata in Europa nel 2013 (a parte ovviamente le ripetute manovre di quantitative easing della Federal Reserve). LEGGI QE europeo: come Draghi salva banche e compra titoli Piigs e Quello di Draghi è un piano di salvataggio per le banche.
Tutto si può dire, insomma, ma non che Draghi non abbia aiutato le banche. Eppure, evidentemente, Padoan vuole fare ancora di più.
Tanto che, alla domanda del giornalista di Repubblica: “Gli interventi della Bce servono a riattivare il credito, che in Italia passa in gran parte dalle banche. Queste ultime però sono franate da anni dalla massa di sofferenza nei loro bilanci. Il governo affronterà questo problema?”, ha risposto: “Sì, ci stiamo pensando. Riflettiamo a introdurre degli strumenti che vanno sotto il nome generico di bad bank, ma possono assumere varie forme. Ci sono varie opzioni e le stiamo esaminando, anche tenendo conto delle implicazioni sulle regole europee sugli aiuti di Stato”.
D’altronde il problema delle sofferenze nel settore bancario italiano continua a essere presente, come confermano anche gli ultimi dati dell’ Abi.
La Repubblica però chiede: “Non teme che all’opinione pubblica risulti indigesta l’idea di usare denaro dei contribuenti per aiutare le banche?”
E Padoan: “L’opinione pubblica capisce che se le banche funzionano meglio fanno anche più credito alle imprese e aiutano a creare posti di lavoro. Qui non si tratta di regalare soldi a nessuno. Ma dobbiamo far sì di non perdere un’occasione preziosa seci sono delle risorse a disposizione delle banche che non vengono dal governo. Bisogna cercare di rendere queste risorse disponibili per l’economia
nel modo più efficace”.
Eppure, stando all’articolo Dalla Bce un regalo da 200 miliardi alle banche italiane, gli istituti di credito italiano hanno ricevuto e riceveranno un bel po’ di soldi dall’Eurotower. E nonostante ciò la disoccupazione non è migliorata né gli italiani hanno sentito meno il peso della crisi.
Ma Padoan può contare sull’appoggio della Banca d’Italia, che ha già detto di essere d’accordo riguardo alla possibilità di prevedere “interventi pubblici” per sostenere le banche nel processo di gestione delle sofferenze.
Leggi: Trattative tra governo, Bankitalia e Bce per salvare le banche italiane
La Repubblica ha parlato espressamente di un “progetto a cui Palazzo Chigi e il Tesoro stanno lavorando dopo mesi e anni di esitazioni, di questo e dei precedenti governi”.
“L’obiettivo è attaccare la montagna: rimuovere parte delle sofferenze, veri e propri ostacoli che paralizzano gli istituti e ostruiscono la circolazione di credito nei canali nel sistema finanziario”. Stando all’articolo, una soluzione potrebbe essere quella di impacchettare le sofferente in “titoli cartolarizzati da cedere alla Banca centrale europea a prezzi scontati”.
Il legame inossidabile tra Bce e banche continua. E continuerà nonostante e dopo il QE. Ma per Padoan, appunto, “l’opinione pubblica capisce”. (Lna)