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Zingales, il voto plurimo e il rischio di fuga capitali dall’Italia

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NEW YORK (WSI) – Non si placa il dibattito sul voto multiplo. Oltre cento tra economisti, professori universitari e investitori con complessivamente oltre 7.500 miliardi di dollari di asset in gestione e 9 società di consulenza specializzate in diritti di voto e governo societario hanno inviato una lettera al premier Matteo Renzi per la revoca delle modalità di introduzione del voto multiplo per le società quotate in Borsa.

E’ quanto riporta il Fatto Quotidiano, che cita anche quanto detto dall’economista Luigi Zingales: “Questo è uno strumento per rafforzare la presa sulle società da parte degli azionisti di controllo, isolandoli non tanto dal rischio di scalate quanto dall’influenza dei soci di minoranza”.

“L’economista Luigi Zingales – spiega il Fatto – è così tornato, a titolo personale, sulle ultime scelte del governo Renzi in tema di tutela delle minoranze nelle società quotate in Borsa che la scorsa estate hanno visto l’esecutivo offrire agli azionisti storici la possibilità di raddoppiare il proprio voto in assemblea introducendo con l’avallo della sola maggioranza semplice. Cioè di sé stessi e non con la maggioranza qualificata dei due terzi dei presenti, come richiederebbe la straordinarietà della delibera. Un tema di stretta attualità nei giorni in cui alla Camera si torna a parlare dell’ipotesi di prorogare la possibilità di varare il voto multiplo con il quorum agevolato che sarebbe invece scaduta lo scorso 31 gennaio”.

Il riferimento è al decreto Crescita, attraverso cui il governo ha offerto agli azionisti storici la possibilità di raddoppiare il proprio voto in assemblea.

“Per quanto possa apparire attraente l’idea di premiare la fedeltà degli azionisti, il voto maggiorato in realtà non va a vantaggio di tutti gli azionisti di lungo periodo: come l’esperienza della Francia ha ampiamente dimostrato, gli inevitabili oneri amministrativi che gli investitori devono superare per ottenere il voto doppio sono tali che di fatto i principali beneficiari sono i soli azionisti di controllo”, spiega Zingales.

Obiettivo della missiva è invitare il governo e Parlamento “a non procedere all’estensione temporale del quorum agevolato per l’introduzione del voto maggiorato, tenendo fede così al proprio impegno di assicurare l’equo trattamento per tutti gli investitori. Ciò aiuterebbe a incoraggiare il flusso di investimenti”.

“Nel giugno scorso, il decreto Crescita conteneva una disposizione che, pur non avendo avuto particolare eco internazionale, desta notevoli preoccupazioni dal punto di vista degli azionisti di minoranza: essa consente alle società quotate di concedere voto doppio a chi abbia posseduto le azioni per almeno due anni. Queste azioni a voto maggiorato hanno l’obiettivo di scoraggiare coloro che hanno un orizzonte temporale di breve periodo, favorendo invece gli investitori di lungo termine” si legge nell’appello, che continua: “tuttavia, come insegna l’esperienza della Francia, dove queste azioni esistono da anni, quasi esclusivamente i soci di controllo si giovano di questa facoltà, potendo così di fatto essi soli raddoppiare il proprio peso nelle assemblee e così preservare la propria posizione di controllo con un minore investimento. Per questa ragione, le azioni a voto maggiorato sono particolarmente invise ai soci di minoranza, ossia agli investitori istituzionali. Con questo appello, essi, assieme agli altri firmatari di quest’appello, mirano a evitare che il Governo e il Parlamento italiani favoriscano questo strumento, prorogando oltre l’originario termine del 31 gennaio una disposizione eccezionale che ne agevola l’introduzione”, si legge nell’appello inviato oltre che, al presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, al governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, al presidente della Consob Giuseppe Vegas e ai presidenti delle commissioni di Camera e Senato che avrebbero voce in capitolo sulla norma”. (mt)

Il testo integrale con i firmatari