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Borsa Milano in lieve calo, euro giù dopo dato Usa ma anche per timori Grexit

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MILANO (WSI) – Piazza Affari in flessione, mentre su tutto l’azionario europeo domina l’incertezza. Il listino Ftse MIB cede lo 0,28% a 20.761 punti. L’euro cede terreno, dopo che il governo di Atene ha fatto saper che non cederà alle pressioni internazionali e che al vertice di emergenza dell’Eurogruppo si presenterà con una sua proposta per risolvere il problema del debito.

Ma la moneta unica sconta anche il rafforzamento improvviso del dollaro, a seguito del rapporto sull’occupazione Usa, che ha messo in evidenza la solidità del mercato del lavoro.

L’euro accelera così al ribasso e cede -1,19% a $1,1339; dollaro/yen +1,29% a JPY 119,03; euro/franco svizzero -0,79% a CHF 1,0486. Euro/yen +0,10% a JPY 135. Franco svizzero rimane dunque in rialzo, nonostante le voci sugli interventi della banca nazionale svizzera per indebolire la valuta.

Protagonista sui mercati internazionali è sempre Atene, tornata a spaventare gli investitori già dopo che il faccia a faccia a Berlino tra Yanis Varoufakis e Wolfgang Schaeuble non ha portato a nulla di concreto. ABN Amro è però fiduciosa sul raggiungimento, prima o poi, di una intesa tra le controparti.

Sotto i riflettori anche gli ultimi sviluppi in Ucraina, “dove la situazione è ormai fuori controllo”, dice Marc Ostwald di ADM Investors Services.

Sul mercato dei titoli di Stato, lo spread Btp Bund quota 122,40 punti base, in lieve rialzo, mentre il decennale italiano con scadenza marzo 2025 viaggia intorno all’1,55%.

Dal fronte economico, toni contrastati per le notizie arrivate in Eurozona. La produzione tedesca ha confermato la ripresa del motore numero uno dell’economia dell’Eurozona, anche se a dicembre i dati sull’output, allineati ai fattori stagionali, hanno mostrato un rialzo dello 0,1%, contro il +0,4% atteso dal consensus. Male invece la produzione industriale della Spagna, che nello stesso mese ha segnato una flessione su base annua -1,1%, la peggiore dell’agosto del 2013 (-2,1%).

In ambito di notizie societarie, dopo il piano del CdA per una autoriforma del settore il focus è sempre sulle Popolari in Italia. Intanto la proposta di una bad bank in Italia porta Morgan Stanley a predire che MPS e Banco Popoalre ne gioveranno.

Dall’altra parte dell’oceano, la notizia clou è il ricorso all’amministrazione controllata di Radioshack. Sprint assumerà il controllo del 50% dei negozi di elettronica del gruppo in crisi.

Sull’indice Ftse Mib, balza Pop Milano che guadagna il 2% circa. Molto bene anche MPS +2,95%. Bper +2,95%, BP +1,13%, Intesa SanPaolo -0,16%, Unicredit +0,55%, Ubi Banca -0,23%. Tra i titoli di altri settori, FCA -1,31%, Luxottica -2,29%, Moncler -0,77%, Finmeccanica +1,29%, Eni -1,02%,

Fuori dal listino principale seduta molto positiva per Moleskine, dopo i risultati ieri relati ai ricavi 2014 e la conferma degli obiettivi. Aiuta anche il giudizio di Ubs, che ha alzato il target price a 1,60 euro da 1,50.

Riguardo alle materie prime, i futures sul petrolio WTI salgono ma la volatilità resta massima. I contratti con scadenza a marzo fanno +1,82% a $51,40 per barile. I futures analoghi sul Brent avanzano del 2,23% a $57,83 al barile. Oro in forte calo; di fatto, l’ottimismo sulla crescita dell’economia Usa diminuisce l’appetibilità per il bene rifugio per eccellenza, che segna una flessione -2,22% a $1.234,70. Argento -2,56% a $16,76.

Nella regione Asia-Pacifico, Tokyo chiude in progresso (+0,8%), Shanghai invece in rosso. A deprimere i rialzisti in Cina sono state le dichiarazioni della Banca centrale cinese, secondo cui il taglio dello 0,5% appena imposto alle riserve obbligatorie delle banche non segnerà l’inizio di un programma di stimolo di grande portata.

Striscia positiva record per la Borsa in Australia. Le altre piazze asiatiche fanno più fatica nonostante il rally di Wall Street. Il computo è ora positivo da inizio anno per i mercati americani.

(DaC-Lna)