Il cancelliere tedesco, che veniva da un vertice di 13 ore a Minsk sulla crisi ucraina, ha certamente bisogno di riposto. Prima di andare a dormire ha avuto la forza di dire un altro no alla Grecia.
Al termine della riunione tra i leader dell’Eurozona, Angela Merkel, che era seduta nella parte opposta del tavolo rispetto al premier greco Alexis Tsipras, ha ribadito la posizione del suo governo sul piano di aiuti ad Atene.
Le possibilità per la Grecia non sono molte: o accetta di completare le richieste del suo programma di aiuti da 173 miliardi firmato con la troika dei creditori internazionali entro la fine del mese, o richiede un’estensione del piano oltre la data di scadenza del 28 febbraio.
Tali sono le uniche due opzioni che la Germania è pronta ad accettare. Il governo Tsipras vorrebbe invece ottenere un prestito ponte di sei mesi per poter lavorare a un nuovo piano che non preveda più – o solo in parte – le misure di austerità imposte da Fmi, Bce e Commissione Ue, ma solo le riforme strutturali e la lotta a evasione fiscale e corruzione.
“La credibilità dell’Europa dipende dalla sua capacità di rispettare le regole ed essere affidabili gli uni con gli altri”, ha detto al termine del summit di Bruxelles.
In vista del giorno decisivo – il D-Day per la Grecia sarà lunedì – la Germania non fa sconti. Il 16 febbraio è la scadenza che Atene si è imposta per chiedere l’estensione del programma di aiuti, altrimenti si ritroverà senza risorse.
Dagli ultimi dati ufficiali di gennaio è emerso che alle casse statali mancano un miliardo di euro di entrate fiscali. Il tutto mentre la gente ha paura di perdere i risparmi di una vita e corre agli sportelli per prelevare euro. Da martedì prossimo potrebbero vedere circolare non più euro ma dracme.
(DaC)