ROMA (WSI) – Sugli 800 milioni di imponibile prodotto in Italia ma indirizzato in Irlanda, il colosso statunitense dei motori di ricerca Google dovrebbe versare 320 milioni di euro all’erario. Tale sarebbe la cifra concordata tra l’azienda e il fisco italiano.
Il condizionale è d’obbligo perché un portavoce della divisione italiana della società ha smentito che l’intesa con le autorità del fisco italiano sia stata già firmata e formalizzata.
Stando alle ultime indiscrezioni stampa, il gruppo dovrebbe versare 320 milioni di euro di tasse sugli 800 milioni di imponibile emerso dalle indagini della Guardia di Finanza e della Procura di Milano.
A riferirlo per primo era stato il Corriere della Sera, secondo il quale la decisione del colosso internet sarebbe maturata “dall’esito di una riunione tra penalisti, tributaristi, magistrati e GdF” con “la regia legale della professoressa Paola Severino” ed evidenzierebbe come “nella multinazionale americana ha pesato anche una sorta di diplomazia della distensione”.
Dall’istruttoria condotta dai pm di Milano e dalle fiamme gialle sui clienti italiani della pubblicità su Google sarebbe stato documentato che “se tutto il servizio era pensato-contrattato-svolto in Italia, fatture e pagamenti venivano invece indirizzati sulla Google irlandese”.
Google Italia “si è infine orientata ad un accertamento per adesione attorno ai 160 milioni l`anno di imponibile dal 2008 al 2013: le tecnicalità seguiranno, ma il saldo dell`intesa stima che tra Ires (27,5%), Irap, sanzioni (pur diminuite in forza dell`adesione) e interessi, Google infine staccherà un assegno pari a circa il 40% degli 800 milioni di imponibile nei 5 anni, e cioè circa 320 milioni”.
Anche la procura di Milano ha smentito le indiscrezioni del Corriere, precisando che “allo stato delle attività di controllo non sono state perfezionate intese con la società, che si è riservata di fornire dati ed elementi che consentano di quantificare la redditività in Italia delle proprie attività economiche”.
In una nota Edmondo Bruti Liberati, procuratore del tribunale di Milano, ricorda che le “risultanze degli accertamenti nella indagine penale sono state trasfuse nell’attività di verifica fiscale in corso dalla Gdf, previo nulla osta rilasciato dalla Procura” il 24 settembre scorso e che successivamente, nell’ambito dell’attività ispettiva, “è stato intrapreso il contraddittorio con i rappresentanti del gruppo Google e i relativi consulenti con riguardo alle annualità dal 2008 al 2013”.
Dal momento che al momento non è stata raggiunta alcuna intesa, conclude la nota, “all’esito” della verifica “saranno tratte le valutazioni conclusive sia sotto il profilo fiscale che sotto il profilo della qualificazione penale”.
(DaC)