NEW YORK (WSI) – Wall Street ha chiuso in forte ribasso sotto il peso del il rally del dollaro e la debolezza del greggio. Dow Jones e S&P 500 hanno così annullato i guadagni da inizio anno mentre il Nasdaq mostra nello stesso arco temporale un +3%.
Il Dow Jones ha ceduto 318 punti, l’1,77%, a quota 17.677,64, l’S&P 500 ha perso 34,62 punti, l’1,66%, a quota 2.044,81, il Nasdaq ha lasciato sul terreno 82,64 punti, l’1,67%, a quota 4.859,79.
Il vero market mover è stata la velocità con cui il biglietto verde si èrafforzato sull’euro, che perde quota per effetto del lancio del piano di allentamento monetario da parte della Banca central europea. L’Euro è scivolato sotto 1,0750 dollari, ai minimi da settembre 2003. E mentre l’Eurotower si fa ancor più accomodante, la Federal Reserve si prepara a rimuovere la parola “paziente” dal comunicato che diffonderà la prossima settimana alla fine della sua riunione.
Così facendo l’istituto centrale guidato da Janet Yellen preparebbe il terreno a un possibile rialzo dei tassi di interesse. Intanto domani la Fed pubblichera’ l’esito del secondo round di stress test, quello chiamato a valutare i piani delle banche sulla distribuizione dei capitali agli azionisti. Il petrolio ad aprile ha chiuso in ribasso del 3,4% a quota 48,29 dollari al barile.
Sul fronte macro, crescono più delle attese le scorte all’ingrosso. Il Dipartimento del Commercio ha comunicato oggi che a gennaio il dato ha segnato un aumento dello 0,3%. Gli economisti avevano atteso un calo dello 0,1%. Il dato di dicembre è stato rivisto al ribasso, da +0,1% a +0,0%.
Gli investitori monitorano intanto l’ulteriore indebolimento dell’euro e i rendimenti sui minimi record dei bond sovrani dell’Eurozona, effetto del piano di allentamento monetario lanciato ieri dalla Banca centrale europea. Stando ai trader, è su questi fattori (ai cui si aggiungono rinnovate tensioni sul fronte greco) che il mercato si sta concentrando in assenza di uno specifico market-mover negli Stati Uniti.
Nel frattempo il programma di QE della Bce continua a farsi sentire sul mercato obbligazionario, con i Bund decennali che scivolano allo 0,281%, i minimi di sempre. Nuovi record negativi anche per i titoli di Stato di riferimento di Austria, Belgio, Olanda, Finlandia, Irlanda, Italia e Spagna.
Nel mercato del reddito fisso, i Bund continuano a guadagnare terreno favorito dal programma di acquisto di bond. La curva dei rendimenti non è mai stata così piatta dal 2008. Aiutano le parole di Draghi, che ha rivelato che la banca centrale non comprerà titoli con un rendimento inferiore al -0,2%, un livello a cui ancora il tasso sui bond tedeschi non è ancora arrivato.
Tra le società, pioggia di vendite su Apple all’indomani della presentazione dell’iWatch. Secondo gli esperti, Apple Watch non inciderà in modo significativo sull’andamento del titolo: “lo smartwatch troverà una nicchia nell’enorme base di Apple, ma è improbabile che colmerebbe un eventuale vuoto creato da un potenziale rallentamento delle vendite di iPhone”, hanno detto gli analisti di Mizuho Securities, sottolineando che “nel breve termine l’andamento delle azioni resta strettamente collegato alla performance dell’iPhone”. Inoltre, come sottolineano gli analisti di Jefferies, Apple Watch non rappresenta per ora una grande minaccia per i produttori di orologi tradizionali.
Tra le materie prime, i fattori principali che hanno influito negativamente sui prezzi energetici sono il dollaro forte e i commenti del governatore Opec del Kuwaiti che dice di aspettarsi il mantenimento dello status quo della politica attuale del blocco fino al meeting del 5 giugno. Non aiutano nemmeno le stime sui dati sulle scorte settimanali di greggio: pubblicati domani dovrebbero mostrare un incremento di 4,75 milioni di barili.
Tra i metalli, sia l’oro sia l’argento pagano il rafforzamento della divisa Usa, mentre i prezzi del ferro rimangono ai minimi record. Le preoccupazioni persistenti circa la debolezza dell’industria dell’acciaio cinese e i dati contrastanti in Cina, dove i prezzi al consumo hanno battuto le attese mentre i prezzi alla produzione sono calati per il 36esimo mese di fila.
La striscia negativa per i futures sul Brent è la più lunga da quasi tre mesi. I prezzi sono scivolati sotto i 58 dollari al barile per la prima volta dal 19 febbraio, avvicinandosi alla parte bassa del trading range in cui scambiano ormai da metà febbraio. A pesare sono anche i progressi nei colloqui sul nucleare iraniano.
(DaC-mt)