NEW YORK (WSI) – Wall Street ha chiuso la seduta odierna all’insegna del rimbalzo dopo avere archiviato venerdì scorso la terza settimana di fila in calo. Il mercato monitora l’indebolimento del dollaro e la flessione continua del greggio in vista della riunione della Federal Reserve, in calendario domani e mercoledì.
Gli investitori si aspettano una banca centrale americana non più “paziente” in materia di tassi di interesse ma comunque attenta all’andamento dei dati macroeconomici e degli sviluppi internazionali. Intanto in Europa continua il piano di allentamento monetario lanciato dalla Banca centrale europea mentre in Cina ci si prepara a nuove misure di stimolo. Oggi il governatore Mario Draghi ha detto che in Europa ci sono i segni dell’inizio di una ripresa sostenibile.
Alla fine della seduta, il Dow Jones ha guadagnato 227,47 punti, l’1,28%, a quota 17.976,47. L’S&P 500 ha aggiunto 27,74 punti, l’1,35%, a quota 2.081,15. Il Nasdaq e’ salito di 57,75 punti, l’1,19%, a quota 4.929,51. Il petrolio ad aprile ha chiuso la quinta seduta di fila in calo con un -2,1% a quota 43,88 dollari al barile.
Sono stati proprio i timori su un rialzo dei tassi sui fed funds a innervosire gli operatori negli ultimi giorni e a scatenare i sell a Wall Street. Reso noto intanto l’indice Empire State – che misura le condizioni dell’attività manifatturiera dell’area di New York – sceso a marzo a 6,9 punti dai 7,8 di febbraio.
Delude la produzione industriale che a febbraio ha registrato un progresso dello 0,1%, inferiore alle attese degli analisti che si aspettavano una variazione dello 0,2%. Per altro la Federal Reserve ha rivisto al ribasso il dato di gennaio, quando la produzione e’ calata dello 0,3%, anziche’ registrare una variazione positiva dello 0,2%, come indicato nella prima lettura. A febbraio la produzione manifatturiera e’ scivolata dello 0,2%, accusando il terzo calo consecutivo.
Gli investitori monitorano i ritracciamenti del dollaro e del petrolio. Intanto il rapporto mensile dell’Opec contrasta con quanto sostenuto venerdi’ dall’Agenzia internazionale dell’energia: secondo il cartello dei Paesi produttori la produzione americana iniziera’ a calare entro la fine di quest’anno mentre l’Aie dice che il boom petrolifero del Nord America pesera’ sui prezzi. Sul fronte petrolifero, i trader seguono da vicino i negoziati sul nucleare iraniano: un’intesa spianerebbe la strada alle esportazioni del petrolio di Teheran, inondando un mercato gia’ alle prese con scorte in eccesso.
Lo S&P 500, la scorsa settimana, ha perso -0,9%, zavorrato in particolare dal tonfo dei titoli energetici e dalla flessione del sentiment dei consumatori, indebolito al minimo in quattro mesi. L’indice ha perso -3% dal record testato lo scorso 2 marzo, scontando il rafforzamento del dollaro e dunque le preoccupazioni su una crescita degli utili della Corporate America inferiore alle attese. Continua nel frattempo il tonfo dell’euro, che ha testato nuovi minimi in 12 anni, scivolando anche sotto la soglia di $1,05.
Sulla performance di Wall Street, intervistato da Bloomberg Otto Waser, responsabile investimenti presso R&A Research & Asset Management, a Zurigo, afferma: “Abbiamo assistito a un bel po’ di sell off, dunque ora il mercato si sta muovendo. L’attenzione è tutta rivolta alla Fed e alle attese del mercato verso un linguaggio del comunicato improntato sulla pazienza”.
Occhio alla volatilità, che ha fatto chiaramente ritorno sull’azionario Usa. Lo S&P 500, che nel 2014 non aveva mai attraversato una fase superiore ai tre giorni senza guadagnare, ha riportato almeno due fasi ribassiste durate cinque giorni consecutivi, dall’inizio del 2015; e i movimenti quotidiani dei titoli azionari superiori alla variazione percentuale dell’1% sono balzati +50% rispetto all’anno scorso.
Tra i titoli, Walt Disney in rialzo, dopo il remake di Cenerentola, che nel suo debutto durante il week end avrebbe, secondo il gruppo di ricerca Rentrak, realizzato incassi al botteghino per $70,1 milioni.
In calo Netflix, dopo che Evercore ISI ha abbassato il rating sul titolo da “hold” a “sell”. Il titolo è balzato quest’anno +28%.
Tra le materie prime, i futures sul petrolio cedono l’1,58% a 44,13 dollari al barile, mentre il Brent lascia sul campo l’1,66% a 53,76 dollari. Oro -0,13% a 1.157,01 dollari l’oncia. Argento +0,09% a quota $15,67. Minimo dal 2009 anche per lo zucchero, in scia al deprezzamento del real brasiliano.
Sul valutario, l’euro scambia in rialzo, risalendo dai minimi di 12 anni. Al momento vale $1,0583 (+0,83%). Con il franco svizzero il tasso di cambio è 1,0625 franchi (+0,67%). La moneta unica vale 0,7149 sterline (+0,42%) ed è in progresso sullo yen, con il cambio che risale sopra 128. Rispetto alla divisa giapponese il biglietto verde si indebolisce lievemente a 121,15 (-0,21%).
Tra i titoli di Stato, i Treasuries a 30 anni avanzano, con i rendimenti al livello più basso di sempre.
(Na-MT)