ROMA (WSI) – Come risolvere il problema delle sofferenze bancarie? Nel corso di un convegno all’Accademia dei Lincei, Ignazio Visco, numero uno di Bankitalia, auspica “un intervento diretto dello Stato”.
“Un intervento diretto dello Stato che, nel rispetto della disciplina europea sulla concorrenza, favorisca lo sviluppo di un mercato secondario di queste attività, potrebbe contribuire a liberare risorse di cui beneficerebbero in primo luogo le imprese”, ha sottolineato.
“Le banche italiane hanno resistito alla prova difficilissima di una fase recessiva durata oltre 6 anni. La crisi lascia però un’eredità molto pesante in termini di crediti inesigibili da imprese uscite dal mercato o in gravi difficoltà, che appesantiscono i bilanci e limitano la capacità di erogare nuovi finanziamenti a imprese sane e vitali”.
“La crescita di sofferenze, incagli e altri prestiti non ripagati è stata determinata dalla profondità e dall’asprezza della crisi del nostro sistema produttivo, ha interessato tutti i settori di attività economica, tutte le banche”.
Visco ha parlato ha anche ammesso che si possono vedere “dopo molti anni di crisi, segnali di miglioramento delle condizioni macroeconomiche nell’area euro e in Italia”.
Di fatto, “la riduzione dei prezzi del petrolio, le misure di espansione monetaria della Bce e la discesa dei tassi di interesse, il deprezzamento del cambio dell’euro stimolano la domanda globale. Anche se non pochi rischi interni ed esterni all’area ne condizionano la ripresa, assistiamo a un recupero di fiducia”.
Visco ha messo anche in guardia contro un atteggiamento di eccessiva dipendenza dal Qe lanciato dalla Bce agli inizi del mese: si tratta di un piano, ha tenuto a precisare che comunque “è destinato a smorzarsi” quando avrà raggiunto i suoi obiettivi; è dunque fondamentale, come d’altronde ha più volte ripetuto lo stesso Mario Draghi, che si realizzino subito le riforme strutturali per aumentare “il potenziale di crescita dell’economia” italiana.
“Il programma della Bcedi acquisto di titoli pubblici migliora il contesto macroeconomico, riduce l’incertezza, sostiene la fiducia. Ma è destinato per sua natura a smorzarsi quando avrà raggiunto l’obiettivo di assicurare la stabilità dei prezzi”.
Di conseguenza, ha detto, “è questo il momento di intervenire strutturalmente sul potenziale di crescita dell’economia, con strumenti che innalzino a un tempo produttività e occupazione, creando nuovo reddito e nuova domanda”.
Fondamentale rimettere in moto la macchina degli investimenti. “Il ritorno a tassi di crescita in grado di generare maggiori posti di lavoro non può che essere graduale; passa necessariamente per un aumento, sostenuto e consapevole, della spesa per investimenti pubblici e privati, nazionali ed europei”.