NEW YORK (WSI) – In un contesto prolungato di tassi bassi diversi gruppi assicurativi del ramo vita attivi in Europa rischiano di finire sotto uno stress crescente e risultare insolvibili. A rischiare sono in particolare quelli di medie dimensioni. A dirlo è l’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria mondiale del Fondo Monetario Internazionale.
Dagli stress test effettuati dalla European Insurance and Occupational Pensions Authority emerge che il 24% di quei gruppi potrebbe non essere in grado rispettare requisiti di solvibilità in un contesto caratterizzato per un lungo periodo di tempo da bassi tassi di interesse.
A creare uno scenario di interessi sotto zero in zona pericolo in molte economie industrializzate sono state la paura rappresentata dallo spauracchio deflazione e le prospettive di un continuo allentamento monetario. “Nell’area euro” in particolare, precisa il Fondo, “quasi un terzo dei bond sovrani a breve e lunga scadenza ora ha rendimenti negativi”.
Passando all’analisi dell’economia reale, il Fondo ritiene che sia impossibile che si sblocchi il credito finché la qualità degli asset delle banche, che è andata deteriorandosi nel 2014, non migliorerà. Farlo è indispensabile, suggerisce sempre il Fmi, rivolgendosi agli istituti di credito di Eurolandia.
Nel rapporto si spiega che nell’Eurozona “la qualità degli asset ha continuato a deteriorarsi nel 2014 sebbene a un passo più lento con prestiti incagliati ora oltre i 900 miliardi di euro”. Una cifra definita “ampia rispetto alla dimensione dell’economia di riferimento”
Il rapporto specifica inoltre che la distribuzione di quei prestiti inesigibili è distribuita in modo squilibrato: solo in Italia, Irlanda, Grecia, Cipro, Portogallo e Spagna il totale supera i 600 miliardi di euro. Non a caso, ricorda il rapporto, in Italia, Grecia, Cipro, Irlanda, Portogallo e Slovenia la maggioranza – se non tutte – le banche coinvolte nell’Asset Quality Review della Banca centrale europea hanno mostrato asset in sofferenza per il 10% o più dello loro esposizione complessiva.
Alla luce di queste considerazioni, il Fondo dice che le aziende devono “diversificare le fonti di finanziamento” spostandosi dalle banche al mercato dei capitali. “Nonostante il balzo dell’accesso al mercato dei capitali, esso rappresenta solo il 36% circa del sistema”, si legge nel documento.
(mt-DaC)