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Bond: i motivi del bagno di sangue

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NEW YORK (WSI) – Dopo il selloff di ieri, i mercati del reddito fisso sono più calmi stamattina. Ma nelle ultime settimane il mercato obbligazionario mondiale è letteralmente collassato, accusando perdite dell’ordine di 450 miliardi di dollari.

I rendimenti dei titoli di Stato sono scesi così tanto che per giustificare simili livelli gli investitori avrebbero dovuto vedere uno scenario caratterizzato da recessione e deflazione persistenti nell’area euro.

La possibilità sembrava per la verità diventare realtà quando il prezzo del petrolio si è dimezzato, scendendo da quota 100 dollari al barile ai 50 dollari di inizio 2015. Nel giro di sei mesi l’Europa è arrivata a sentire sul collo il fiato dello spauracchio deflazione.

Ma ora che il petrolio – e i prezzi al consumo più in generale – sono in ripresa e adesso che l’Europa sembra aver scongiurato un’altra fase di recessione, a pesare sono le speculazioni su una chiusura anticipata del programma di Quantitative Easing della Bce.

In un tale contesto detenere bond che rendono zero non ha più senso. Ciò, unito ad alcuni consigli di investimento di qualche guru come Bill Gross, che ha definito shortare i Bund la puntata di una vita, hanno spinto gli investitori a vendere titoli in massa e rinunciare a uno dei trading più popolari fino a qul momento nei mercati mondiali.

Una valida ragione per non possedere bond oggi è l’inflazione. Proprio la ripresa dei prezzi petroliferi potrebbe spingere al rialzo i prezzi al consumo nei prossimi mesi. I pagamenti via coupon di molti bond sono prestabiliti. Un’inflazione in rialzo riduce l’appeal e il valore di tali metodi di pagamento.

Il mese scorso l’inflazione ha interrotto la fase di cali in Eurozona dopo essre virata in negativo alla fine dell’anno scorso. Al contempo l’ottimismo sta crescendo anche sul fronte della crescita economica nella regione.
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Dopo aver trascorso la fine del 2014 a rivedere al ribasso le previsioni economiche sul 2015, gli economisti stanno ritoccando in meglio le loro stime: ora si aspettano in media un Pil in rialzo del +1,1% nell’anno in corso. Stando alle stime degli analisti interpellati da Bloomberg, la mediana è stata alzata al +1,4%.

Un’altra ragione valida per cambiare approccio è che ormai troppe persone avevano investito nei Bond. A inizio 2015 il numero di investitori che scommetteva sui titoli di stato americani, per esempio, era il più alto degli ultimi sette anni. Tre mesi dopo quel numero di persone si è dimezzato.

I due elementi principali che hanno reso il mercato dei bond così richiesto fino a poco tempo fa sono stati il programma di acquisto di titoli obbligazionari della Bce e la minaccia di una deflazione.
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I tassi hanno iniziato a virare in territorio negativo in Svizzera, Germania e altri paesi europei, su livelli che gli analisti come il CIO di Western Asset Management, interamente controllata da Legg Mason, ritiene “insostenibili”. Gli investitori pagavano per avere il privilegio di prestare denaro. Il paradosso ha reso appetibili altri titoli di Stato, i cui rendimenti sono calati a loro volta.

Il rendimento medio in Germania è passato in rosso tre settimane fa. Ma da allora è risalito e scambia al momento sui massimi del 2015. Il cerchio vizioso pare essersi interrotto. Sui bond si può parlare di bagno di sangue ma andando a scavare in profondità si capisce che si tratta in realtà di un ritorno, per quanto brusco, alla normalità.

Fonte: Bloomberg

(DaC)