ROMA (WSI) – La Banca centrale europea, come da attese, ha mantenuto lo status quo sui tassi di interesse di riferimento, che restano incollati ai minimi di sempre dello 0,05%. Il tasso di finanziamento marginale rimane allo 0,3% e i tassi sui depositi restano al -0,2%. Significa che le banche dovranno pagare interessi negativo dello 0,2% per conservare i loro soldi nei forzieri dell’istituto di Francoforte.
Durante la sua consueta conferenza stampa, Mario Draghi ha annunciato che la banca ha ridotto le stime sulla crescita economica al 2% dal 2,1% nel 2017. L’anno in corso vedrà un’espansione dell’1,5%.
Il piano di allentamento monetario straordinario durerà finché l’inflazione non tornerà a stabilizzarsi. Le attese per i prezzi al consumo sono state lasciate com’erano per il 2016 e 2017, mentre per il 2015 sono state ritoccate al rialzo allo 0,3%.
Nonostante il recente rialzo dei prezzi al consumo, “siamo molto lontanti dal momento in cui ci sarà da discutere di una strategia di uscita dalle misure monetarie ultra accomodanti nell’area euro”.
Draghi, che ha promesso come la “piena attuazione” delle misure espansive messe in campo dalla Bce “assicurerà il supporto necessario all’economia” e porterà a un ritorno dell’inflazione in prossimità dei valori obiettivo, ha affrontato anche i temi della volatilità nel mercato dei Bond e della Grecia, su cui per il momento non ha fatto che ripetere cose già note.
Le autorità di politica monetaria, ha sottolineato Draghi, non vedono rischi per stabilità finanziaria dai tassi bassi. Allo stesso tempo i mercati “si devono comunque abituare a un periodo di maggiore volatilità” sull’obbligazionario. È inevitabile in un momento di prezzi finanziari in rialzo, in concomitanza con crescita e inflazione in recupero.
Il mercato ha reagito male con Bund e Treasuries che hanno iniziato a subire perdite pesanti: il rendimento decennale dei T-Bond scambia in prossimità dei massimi del 2015, mentre il tasso sui decennali tedeschi ha raggiunto lo 0,82% al livello più alto da novembre 2014. Ieri aveva visto il balzo maggiore da settembre 2012.
Su Atene, il banchiere romano ha ribadito la necessità che ci sia un “accordo solido” tra la Grecia e i suoi creditori e che tale intesa “crei crescita, che sia fiscalmente sostenibile e che affronti le fonti di instabilità finanziaria rimanenti”. Alla domanda, cosa succederebbe se non rispettasse il rimborso, Draghi ha detto che è già accaduto una volta a metà Anni 70 (in Zambia). L’opzione nel caso specifico potrebbe essere unire tutte e 4 le rate dovute all’Fmi per il mese di giugno in un solo pagamento da 1,6 miliardi di euro.
Il messaggio che il presidente della Bce invia ai mercati è in sintesi che il programma di Quantitative Easing funziona, ma che la cautela sulla crescita dell’Eurozona è d’obbligo. “La ripresa c’è, ma ci aspettavamo cifre ancora migliori”.
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Nessuna particolare notizia di rilievo dovrebbe essere annunciata, come anticipa Christian Schulz, economista di Berenberg Bank. Tuttavia secondo Schulz, Draghi “adotterà un tono improntato alla cautela nel suo outlook economico, offrendo un chiaro impegno a continuare il quantitative easing (QE), almeno fino a settembre del 2016, oltre ad avvertire i governi sulla necessità di portare avanti le riforme strutturali”.
Concorda Johannes Gareis, economista di Natixis: “Non prevediamo alcun cambiamento di politica monetaria – ha detto – Draghi, molto probabilmente, esprimerà un forte impegno a rendere totalmente esecutivo il QE fino a settembre, o anche oltre”.
È possibile comunque, secondo gli analisti, che Draghi possa lasciare aperta la porta a ulteriori fasi di accelerazione del Quantitative Easing, che prevede l’acquisto di titoli per 1.100 miliardi di euro, come quelle che interessano i mesi di maggio e giugno, stando a quanto ha annunciato giorni fa il membro del Comitato direttivo Benoit Coeure.
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La Bce renderà note anche le stime aggiornate sulla crescita e l’inflazione dell’Eurozona.
Le ultime previsioni, rese note a marzo, parlavano di una crescita attesa a +1,5% nel 2015, +1,9% nel 2016, +2,1% nel 2017.
Tuttavia, considerato che il Pil è cresciuto di appena +0,4% nei primi tre mesi dell’anno, l’outlook potrebbe, secondo gli analisti, essere rivisto al ribasso o, nel migliore dei casi, rimanere invariato.
Secondo Gareis, “la conferenza stampa successiva al meeting potrebbe focalizzarsi sulle domande riguardo alla flessibilità dell’esecuzione del piano QE e sulla situazione in Grecia, ma prevediamo che Draghi non dirà nulla sulla questione greca”.
“Sospettiamo che Draghi e i suoi colleghi manterranno una linea dura sulla Grecia”, ha aggiunto Jonathan Loynes, economista di Capital Economics. (Lna)