FRANCOFORTE (WSI) – Terremoto al vertice di Deutsche Bank. A conferma delle indiscrezioni post assemblea dei soci, se ne andranno entrambe le ‘teste’ del gruppo, gli amministratori delegati Anshu Jain, con effetto dal 1 luglio, e Juergen Fitschen, che lascerà dopo l’assemblea annuale del maggio 2016. Jain abbandonerà l’incarico a fine giugno.
Il titolo accoglie positivamente la notizia, portandosi in rialzo di anche l’8% alla Borsa di Francoforte. Secondo il gestore Dave Kranzler, di Investment Research Dynamics, “l’unica ragione un problema potenzialmente incontrollabile nei derivati over-the-counter”. Nessuno al mondo detiene più derivati dell’istituto di credito tedesco.
A dare il colpo di grazia ai top manager sono stati sia i guai giudiziari, sia i risultati deludenti della prima banca di Germania, che non riesce ad assumere una vera identità, divisa com’è tra il ruolo di banca d’affari internazionale e di banca commerciale tedesca. La direzione bicefala rispecchiava tale ambivalenza che è anche il punto debole del gruppo.
Fitschen è sempre sotto processo per falsa testimonianza, mentre il gruppo deve vedersela ora anche con l’accusa di riciclaggio di denaro sporco da parte di clienti russi per transazioni di un valore intorno ai 6 miliardi di dollari. In questo caso è la stessa banca a condurre un’indagine interna su operazioni che si sarebbero protratte per ben quattro anni.
I manager sentono da tempo il fiato sul collo e la banca respirava il profumo del cambiamento da quando i soci sono in rivolta. All’ultima assemblea degli azionisti solo il 61% dei 4.000 votanti ha approvato i risultati del 2014 del gruppo tedesco, alle prese con una reddittività scadente e scandali a ripetizione.
Da aprile il titolo della banca, un tempo considerato bene capace di garantire guadagni sicuri, ha perso il 10%. “Chi ha comprato titoli Deutsche Bank in vista della pensione si è trasformato in una vittima sacrificale”, ha protestato un piccolo azionista durante l’assemblea che verrà ricordata come un parziale ammutinamento.
“È inaccettabile che il valore in Borsa del gruppo sia inferiore al suo valore di capitalizzazione”, ha concesso uno dei due AD, Anshu Jain. Il Ceo Jurgen Fitschen, da parte sua, è indebolito da un processo in corso contro di lui e altri quattro manager o ex dirigenti del gruppo, per falsa testimonianza nell’affaire Kirch.
L’istituto è stato costretto a imbarcarsi in un cambio organizzativo dopo le dimissioni rassegnate a maggio da Rainer Neske, patron dell’istituto commerciale e in pieno disaccordo con i nuovi orientamento e politiche della gestione.
Deutsche Bank, la prima banca di Germania con 98 mila dipendenti e un giro d’affari pari a 32 miliardi di euro, è combattuta tra le ambizioni internazionali della banca d’affari – dove vanta il quinto posto mondiale – e le sue radici in Germania nel retail banking.
Nel quadro di una riforma gestionale decisa dai manager, Deutsche Bank aveva aumentato i poteri di Anshu Jain e ridotto quelli dell’altro AD, Jürgen Fitschen. Ma evidentemente il cambiamento non ha portato i frutti sperati.
(DaC)