MILANO (WSI) – La Borsa di Milano inverte rotta e con uno strappo sul finale mette a segno un guadagno superiore a un punto percentuale. Merito delle ultime voci di mercato riguardanti l’eterno psicodramma greco e anche dell’accelerazione dell’1% circa dei principali indici di Wall Street.
Il Footsie Mib guadagna l’1,06% a 22.460,02 punti dopo che si è iniziato a speculare sul fatto che i creditori possano fare marcia indietro e accettare una svalutazione del debito greco, un’opzione ventilata già dall’Fmi.
Aiutano anche le ultime indicazioni emerse dalla riunione dell’Eurogruppo, sempre in corso quando i mercati hanno chiuso i battenti. Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, consapevole che stavolta la spada di Damcole del default pende sul serio sulla testa del suo paese, che ha 13 giorni di tempo per rimborsare 1,6 miliardi all’Fmi, si è presentato in Lussemburgo con delle nuove “idee” del governo.
“Una volta Mario Draghi ha detto che per fare si che l’euro abbia successo, deve avere successo dovunque. Pensiamo che abbia ragione e oggi presenteremo idee del governo greco che vadano in questa direzione”. Il mercato temeva che Atene, le cui chance di default e di uscita dall’area euro e dall’Ue sono sempre più alte, si sarebbe presentata a mani vuote.
A Piazza Affari sotto pressione Mediolanum, STM e Mps. Tra i titoli positivi invece figurano Telecom Italia, sempre favorita dall’ingresso di Vivendi al 10-15%, e Ferragamo e Atlantia (entrambi in rialzo del 2% circa).
La maglia nera di giornata va a Saipem, che ha ceduto il -5,36% a 9,18 euro, scontando i timori su un aumento del debito, sulla scia di alcune indiscrezioni stampa. Il debito della controllata di Eni potrebbe essere salito secondo i rumor dai 5,2 miliardi di fine marzo a 6,5 miliardi. Un incremento del debito, di fatto renderebbe più necessaria l’operazione di aumento di capitale.
Riguardo agli altri mercati europei, Londra +0,24%, Parigi +0,15%, Francoforte +0,92% e indice di riferimento Eurostoxx 50 +0,5%. Atene invece lascia sul campo un altro -3,5%, con il titolo di Alpha Bank che cede quasi -9%. Sotto pressione tutti i bancari.
Sul mercato dei titoli di stato, spread BTP-Bund a 10 anni +3,63% a 154 punti base circa; i tassi sui BTP decennali in calo al 2,27%. Forti acquisti sui Bund portano i tassi decennali a scendere -11% allo 0,72%.
Oggi, a Lussemburgo, inizia la riunione dell’Eurogruppo, particolarmente attesa in quanto si parlerà del problema della Grecia. Aumentano le tensioni tra le controparti: dopo la frase del premier Alexis Tsipras, secondo cui l’Fmi ha responsabilità criminali, arriva il rapporto della Commissione istituta dal parlamento ellenico per far luce sul debito del paese.
Nelle conclusioni, si legge che che tutto il debito nei confronti della troika è “illegale, illegittimo e odioso”. Di fatto, “tutte le prove che presentiamo in questo report dimostrano che la Grecia non solo non ha la capacità di onorare questo debito ma, anche, che non dovrebbe prima di tutto pagarlo, perchè il debito che emerge dagli accordi della troika è una violazione diretta dei diritti fondamentali umani dei cittadini greci”.
Sul fronte Fed, le nuove stime del Fomc implicano ora due rialzi dei tassi sui fed funds, ciascuno di 25 punti base; ma per il 2016 si prevede una politica monetaria restrittiva portata avanti a ritmi più lenti, motivo per cui il dollaro è sotto pressione.
In realtà , poi, sia il comunicato del Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed – che le parole di Janet Yellen hanno avuto toni contrastati. La Fed crede nella ripresa in atto negli Stati Uniti, ma vuole maggiori prove di un vero recupero del mercato del lavoro. In ogni caso i mercati scommettono su un aumento dei tassi sui fed funds sia a settembre che a dicembre.
L’euro segna un bel balzo, di anche lo 0,65% sopra $1,14, sulla scia delle vendite che hanno colpito il dollaro dopo le dichiarazioni della Fed. Al momento vale 1,1412 dollari (+0,68%). Dollaro/yen -0,60% a JPY 122,67. Euro/franco svizzero -0,09% a CHF 1,0452. Euro/sterlina +0,14% a GBP 0,717. Euro/yen +0,07% a JPY 140,02.
In generale, le valute dei mercati asiatici emergenti sono salite, a eccezione del kiwi che è scivolato di più dell’1% a 68,81 centesimi Usa, vicino al minimo dal 2010. La Nuova Zelanda ha riportato il ritmo di crescita più basso in due anni nel primo trimestre, pari a +0,2%, in calo contro +0,7% dell’ultimo trimestre del 2014 e ben al di sotto del +0,6% atteso dagli economisti.
I tassi dei bond neozelandesi a 10 anni sono scesi così per la quinta sessione consecutiva, segnando una flessione -0,1% al 3,69%. I tassi decennali australiani sono calati di 12 punti base al 2,87%, mentre quelli sui decennali giapponesi hanno segnato un ribasso di 3 1/2 punti base, allo 0,445%. Male la borsa di Tokyo e di Sidney. Quest’ultima ha segnato un calo fino a -1,5%, sulla scia delle vendite su titoli del settore Information Technology e di prodotti al consumo.
A condizionare il sentiment sull’azionario cinese, la pubblicazione dei prezzi immobiliari, che sono scesi a maggio in meno città rispetto al mese di aprile. Di fatto, i prezzi delle nuove abitazioni sono scesi in 41 delle 70 città cinesi monitorate dal governo, stando a quanto ha riportato il National Bureau of Statistics, contro la flessione in 47 città ad aprile. I prezzi sono saliti in 20 città , e in nove sono rimasti invariati.
La Cina sconta principalmente il rialzo dei tassi benchmark sul mercato monetario, che è salito al record in otto settimane dopo che la Banca centrale ha deciso di non rinnovare alcuni prestiti di medio termine. L’indice di Shanghai, ora in calo, ha perso -4% circa dallo scorso venerdì, quando ha testato il record di chiusura dal gennaio del 2008.
Tra le materie prime, i futures sul petrolio +0,93% a $60,48 al barile. Brent +0,96% a $64,48. Oro +1,79% a $1.197,90, argento +1,93% a $16,26. I tassi sui Treasuries decennali invertono la rotta e salgono al 2,32%.
(Lna-DaC)