NEW YORK (WSI) – Terza seduta di fila in rialzo per i principali indici azionari statunitensi. Il Dow Jones ha guadagnato l’1%, l’S&P 500 lo 0,99% e il Nasdaq l’1,34%. Ai dati positivi sul fronte del mercato del lavoro hanno fatto da contraltare cifre preoccupati in termini di inflazione.
L’indice dei tecnologici e quello delle small caps hanno perlatro messo a segno nuovi record in chiusura. Il Nasdaq ha toccato 5.132,95 punti, sopra il record precedente messo a segno il 19 maggio. Il paniere Russell 2000, forte di un progresso del +1,29%, si è attestato a quota 1.284,17, sorpassando il record del 15 aprile scorso.
Il flusso di dati economici mostra uno scenario a luci ed ombre che però non sembra preoccupare gli investitori, rassicurati da una ipotetica pazienza della Fed nel tornare ad alzare i tassi.
Focus in particolare sul dato relativo all’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo, che a maggio ha segnato l’incremento più forte in più di due anni, complice il rimbalzo dei prezzi del petrolio.
Buoni i dati sul mercato del lavoro, con le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione che si sono attestate a 267.000 unità, scendendo più delle attese, con un calo -12.000 unità. Il livello rimane al minimo dal 1973.
Secondo la banca centrale americana l’economia è abbastanza solida da poter resistere a una stretta monetaria quest’anno: sarà la prima dal 2006. L’ottimismo dei mercati è per certi versi poco comprensibile, se si considera che la stessa Yellen ha detto che la Fed avrebbe dovuto alzare i tassi negli ultimi anni.
Inoltre, quasi mangiandosi le parole appena pronunciate, la Federal Reserve ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil.
Dopo che la banca centrale ha indicato che i tassi saranno alzati, ma senza alcuna fretta – più lentamente dunque di quanto non si aspettasse il mercato – i rendimenti dei Bond decennali e il dollaro sono stati sottoposti a pressioni. I tassi hanno poi invertito rotta dopo la pubblicazione dei dati macro e ora fanno segnare un ampliamento al 2,32%.
In ogni caso, il comunicato della Fed e le parole proferite dal numero uno Janet Yellen fanno pensare a due rialzi dei tassi quest’anno; ciascuno di 25 punti base. Ma per il 2016 si prevede una politica monetaria restrittiva portata avanti a ritmi più lenti.
Il tutto mentre con l’avvicinarsi della data X del 30 giugno, giorno in cui Atene dovrà rimborsare un prestito da 1,6 miliardi di euro all’Fmi, le chance che la Grecia faccia default ed esca dall’Europa sono sempre più alte.
L’euro segna un bel balzo, di anche lo 0,65% sopra $1,14, sulla scia delle vendite che hanno colpito il dollaro dopo le dichiarazioni della Fed. Al momento vale 1,1412 dollari (+0,68%). Dollaro/yen -0,60% a JPY 122,67. Euro/franco svizzero -0,09% a CHF 1,0452. Euro/sterlina +0,14% a GBP 0,717. Euro/yen +0,07% a JPY 140,02.
Tra le materie prime, i futures sul petrolio +0,93% a $60,48 al barile. Brent +0,96% a $64,48. Oro +1,79% a $1.197,90 l’oncia, argento +1,93% a $16,26 l’oncia.
Alle 14.48 italiane, le 8.48 di New York, i futures sull’S&P 500 avanzano di 6,75 punti a 2.096 punti.
I contratti sul Dow Jones guadagnano 73 punti in area 17.899.
I futures sul Nasdaq 100 segnano +16,50 punti a 4.470,75.
(DaC)